Il futuro è già qui, ed è pessimo
Il Governatore della Campania Vincenzo De Luca che da sempre, attraverso il suo schema comunicativo, armonizza autoritarismo ed efficientismo, ha ripreso a svolgere a pieno regime le sue mansioni di sceriffo dopo aver centrato l’obiettivo della rielezione.
Tra “zeppole con la crema al Coronavirus”, “mascherine di Bugs Bunny” e lanciafiamme contro le feste di laurea, il “fratacchione” De Luca ha conquistato sia i social (soprattutto i frequentatori più giovani) che la vittoria, con percentuali altissime.
Il governatore campano, nonostante abbia investito (ad oggi) la modica cifra di 54046,00 Euro su Facebook (qui potete fare un veloce check ) si professa disinteressato alla propaganda.
Intanto, senza fare propaganda, da “genio della comunicazione”, bacchetta i giornalisti, colpevoli di raccontare menzogne, mostra fotografie scagionanti e si vanta del lavoro di prevenzione fatto dalla Regione Campania, “unica regione d’Italia ad aver reso il tampone obbligatorio per i rientri”. Tutto ciò mentre esige dalla Protezione Civile operatori della sanità volontari per sopperire alle carenze di personale, dichiarando: “mancano medici e infermieri in Campania per seguire i pazienti in quarantena a casa”.
De Luca sostiene di essere in anticipo sul governo sul piano delle restrizioni (vero), dimenticando però di ammettere un forte ritardo sulla reale risoluzione delle criticità legate all’emergenza sanitaria.
Tuttavia, anziché fare propaganda per coprire tali lacune, agisce, anche in questo caso, in anticipo. Firmando un provvedimento che “vieta a tutti i medici e dirigenti della sanità pubblica in Campania di parlare con i giornalisti”. Un bavaglio che più che nuocere ai giornalisti, danneggia i cittadini. I quali hanno il diritto di acquisire informazioni, in merito a ciò che sta accadendo, che vadano oltre la narrazione ufficiale.
De Luca sbigottisce nel constatare come la stampa non abbia speso mezza parola per avvisare l’opinione pubblica del primato della Regione Campania nella corsa al vaccino. Bene, lo abbiamo appena fatto noi. Peccato, però, che questa notizia non abbia alcuna ricaduta sul contenimento del numero di positivi, in crescita esponenziale in questi ultimi giorni.
In Campania, ad oggi, vi sono 747 posti letto destinati ai pazienti Covid, di cui 576 sono già occupati. Ne restano 171. I posti occupati nelle terapie intensive sono 63, posti liberi rimanenti: 110. A questi posti letto disponibili si andrebbero ad aggiungere, in caso di necessità, quelli della “Fase C”, “che prevede l’attivazione di 600 posti letto di degenza, 200 di sub-intensiva e 200 di terapia intensiva”. Saranno sufficienti?
De Luca tuona e sbraita, parla del “tampone mirato”, che potremmo definire un po’ il MOSE del contagio campano, la soluzione che deve bloccare il “contagio alto”. Ebbene, non sta funzionando.
Minaccia il lockdown qualora saltasse l’equilibrio tra nuovi contagi e guariti (“1000 contagi e 200” guariti) e chiede l’aiuto da casa con la consueta aggressività.
La fase D, quella del contagio elevato, è iniziata, la Sanità potrebbe collassare e non ci sono risorse, ma per il governatore parlare della vicenda Juventus – Napoli, di spirito sportivo, di valori, lealtà e onore è imprescindibile. In questo delirio organizzato, De Luca arriva addirittura a scagliarsi contro l’Italia delle “cattive abitudini”, penisola nella quale le cucine dei ristoranti dovrebbero chiudere alle 21,30, un po’ come a Oslo o a Copenaghen, a suo dire. L’ennesimo argomento utile allo scioglimento dei nodi critici dell’emergenza sanitaria. Sui trasporti pubblici, non una parola. Sulla Scuola, non una parola.
Il quadro che si va delineando, in sostanza, è pessimo, eppure il governatore campano, utilizzando il claim “Il futuro è già qui”, in questi mesi di campagna elettorale aveva rassicurato tutti sull’arrivare preparati all’autunno e sulla gestibilità di un’eventuale seconda ondata.
Pare stia andando in maniera diversa. Probabilmente perché si è fatta solo propaganda, in maiuscolo, e nulla più.