Taranto tra lockdown e Wind Days

Quando pensiamo alla parola lockdown, diventata di uso comune, la associamo inevitabilmente alla pandemia e alle condizioni di privazione che da febbraio a oggi hanno interessato a più livelli ciascuno di noi.
Lockdown significa uscire il meno possibile. Significa scuole chiuse e mobilità ridotta. Significa soprattutto proteggere i soggetti più fragili.

Per la maggior parte di noi è una situazione del tutto nuova. Per gli abitanti del quartiere Tamburi di Taranto è invece una condizione familiare da anni. Non per un virus, ma a causa di agenti inquinanti come PM10 e benzo(a)pirene.

E la parola chiave di uso comune è Wind Days.

Il vento dell’Ilva

I Wind Days sono i giorni in cui a Taranto il vento soffia da nord ovest, dove si trova l’Arcelor Mittal (Ex Ilva), un tempo il più grande complesso siderurgico d’Europa.

In quei giorni, il vento trasporta un alto tasso di agenti inquinanti, con possibili gravi conseguenze per la salute degli abitanti.

Durante i Wind Days alle persone a rischio è sconsigliato uscire o svolgere attività all’aperto e le scuole restano chiuse. Tutte indicazioni che richiamano l’immaginario del lockdown per come lo conosciamo oggi.

Il primo ad attivare i Wind Days fu nel 2012 Giorgio Assennato, all’epoca direttore generale dell’ARPA Puglia.
Quando i dati della centralina di via Machiavelli, nel rione Tamburi, segnalavano livelli oltre soglia di PM10, l’agenzia ambientale pugliese ordinava all’Ilva di ridurre la produzione.

Il ruolo di PeaceLink

«Siamo stati noi a chiedere che i dati venissero forniti anche agli abitanti del rione Tamburi, per permettere loro di proteggersi» ci racconta al telefono Alessandro Marescotti, docente di lettere e presidente di PeaceLink, associazione no profit che da anni si occupa di cittadinanza attiva e tutela dell’ambiente, soprattutto a Taranto.

Grazie a una donazione del Rotary di Taranto, nel 2011 l’associazione PeaceLink si attrezzò di un Ecochem Pass 2000, un misuratore che ogni 10 secondi misura l’inquinamento atmosferico da benzo(a)pirene, idrocarburo inquinante, altamente cancerogeno.

«L’Ecochem in nostro possesso è identico a quello in dotazione ad ARPA Puglia, con la sola differenza che il nostro, essendo portatile, ci permetteva di fare delle rilevazioni in luoghi specifici» continua Marescotti.
«Fu così che decidemmo di analizzare l’aria in alcune zone del quartiere e in diverse fasce orarie. Il risultato fu molto preoccupante».

Peacelink rilevò un’abnorme concentrazione di benzo(a)pirene nell’aria soprattutto tra le 7 e le 8 del mattino, quando i bambini entrano a scuola.
In pratica, in quella fascia oraria e non solo, in determinate condizioni di vento, gli abitanti di Taranto Tamburi respiravano l’equivalente delle emissioni di un tubo di scappamento.

Marescotti verificò come in alcuni appartamenti, tenendo aperte le finestre per un breve lasso di tempo, la qualità dell’aria cambiasse notevolmente.
I dati acquisiti furono confermati dalle rilevazioni dell’ARPA.

Gli attivisti PeaceLink si industriarono per informare la popolazione del quartiere e dar loro modo di proteggersi.
Nacquero le previsioni su Facebook.
Quando per il giorno seguente si prevedeva l’arrivo di una massa d’aria proveniente dalla zona industriale, si sollecitava la popolazione a tenere le finestre di casa chiuse e i soggetti fragili a non uscire.

Soprattutto d’estate, per via del caldo e della cappa di umidità sulla città, la situazione diventava ancora più critica.
«Il picco l’abbiamo toccato con 21 giorni di vento continuo dal nord ovest» ricorda Marescotti

Nel 2016 la ASL di Taranto convocò Alessandro Marescotti e, con ARPA Puglia, la pubblicità delle informazioni sui Wind Days fu istituzionalizzata. Sul sito dell’Agenzia sono fornite le relative informazioni.
«L’ ASL all’epoca si concentrò sul monitoraggio sulle quantità di PM10 presenti nell’aria, più che sul benzo(a)pirene perché quest’ultimo può provocare effetti nell’uomo sul medio-lungo termine, mentre il PM10 ha effetti a breve termine».

Secondo diversi studi del Centro Salute e Ambiente di Taranto, l’esposizione ad elevati quantitativi di PM10 di origine industriale incrementa il rischio di mortalità per infarto.
Sono gli anziani, gli immunodepressi, i cardiopatici e le persone con patologie pregresse ad essere più a rischio.

Difendersi dal virus o dal vento?

«Con la pandemia in corso, le persone hanno paura di andare in ospedale per ricevere cure adeguate o diagnosi approfondite. In più è difficile trovare posto per prenotare gli esami. Per chi abita a Taranto, dunque, la situazione è doppiamente complessa» conclude Marescotti.

Un altro aspetto preoccupante è la contraddizione tra le norme anti-covid e le norme per contenere l’inquinamento.
Durante i Wind Days, l’indicazione è di tenere le finestre chiuse nelle scuole per ridurre il rischio di contaminare l’aria con agenti inquinanti.
Per l’emergenza Covid l’indicazione è di tenerle aperte.

Nei prossimi giorno, si dovrebbe definire l’accordo con Arcelor Mittal per gli investimenti dello Stato sull’area Ex Ilva, mentre nel quartiere Tamburi, l’ARPA Puglia registra ancora altissimi livelli di benzene nell’aria.