La vendetta delle cyclette

Ha spostato la cantinetta del vino e ha uno sguardo tra l’ironico e il compassionevole mentre dice “tu gli addominali non ce l’hai”. È la mia compagna che parla, esibendo orgogliosa, mentre li solleva a braccia tese, i manubri acquistati online qualche giorno fa, dopo infinite ricerche.

Ritenevo fosse una sua stravagante esagerazione quella di attrezzare una palestra in casa, prima con mezzi di fortuna, poi con strumenti professionali e invece scopro su Le Monde, che il training domestico dilaga in Europa. Ci si allena in casa, insomma, a tutte le latitudini.

Le righe degli altri che proponiamo questa settimana sono apparse sul quotidiano parigino lo scorso 12 aprile. Celebrano la vendetta delle cyclette, fustigandone simpaticamente il diffuso disuso del tempo a.c. (avanti coronavirus).

Si parte dal garage, dove probabilmente si staglia la siluette snella della bici statica. Ricoperta da un modesto telo atto a proteggerla dalla polvere e, al contempo, a sottrarla sguardo autoincolpante dei proprietari. Giace in attesa che un eventuale trasloco o una riorganizzazione della casa le offrano miglior sorte.

Altre colleghe fanno da valletti o stenditoi di fortuna, abbandonate nel cafàrnao domestico.
In quanti abbiamo fatto le fusa a queste inerti ruote, rimettendole in servizio solo stagionalmente per poi piazzarle in un angolo del salone, nello spogliatoio o nella stanzetta ormai deserta del figlio andato via?

Troppo pesante, troppo brutta, non abbastanza «divertente», col coronavirus ecco la riscossa. La buona vecchia bicicletta d’appartamento si rimette in sesto e in sella. Nuova fiammeggiante, giacché mai usata, o un tantino arrugginita, basica o dotata delle ultime funzionalità, è divenuta il Graal del confinato e la sua miglior compagna tra le mura di casa.

E quanti rimpianti ora per chi non l’ha più, per averla buttata via in una fase di riduzione del superfluo… Gli si è preferito l’abbonamento alla sala di Indoor cycling, corsi collettivi dove si bruciano le calorie, pedalando forte con musica sparata ad alto volume, sotto la guida di un capo allenatore spesso ciccione.
Si sono trascurate le sue virtù benefiche per il cuore, a favore del CrossFit, del Pilates e dei corsi più alla moda.

“L’ avevo messa in un angolo della mia camera, per vederla il meno possibile. Non era mai un buon momento per usarla, preferendo il Pilates e le lunghe nuotate in piscina“, racconta il sessantenne dirigente di un grande gruppo nella regione parigina. Ora, invece, troneggia nella stanza da dove telelavora per gran parte della sua giornata. «Una sistemazione strategica» che gli permette di montare sulla sua cyclette durante numerose e talvolta noiose conferenze telefoniche, «a condizione di poter tenere spenti camera e microfono».

«Comprata per un colpo di testa», la piccola regina dell’immobile della giovane ragazza, non è mai stata utilizzata, relegata in un angolo, sul pavimento della casa angioina. Il padre di famiglia, commerciante nell’agroalimentare, si rallegra oggi di aver avuto la forza di s-sbarazzarsene, di recuperarla, insomma. Da una settimana “questa cosa ingombrante e orribile” fa la felicità sportiva di tutta la famiglia.

Qualcun altro si rallegra di averla ordinata prima del lockdodown. Sportiva regolare, appassionata di gite in bicicletta all’aperto con un club amatoriale, la quarantenne impiegata, afferma: “mi è stata consegnata appena in tempo”.

Felice chi ce l’ha! Disperati i compratori alla vana ricerca! Nuovi o usati la cyclette e altri attrezzi da palestra sono oramai irreperibili. Nelle catene commerciali risultano fuori magazzino per diverse settimane e i tempi di rifornimento e consegna “sono suscettibili di essere prolungati da dieci a quindici giorni”, precisano diversi avvisi.

Il responsabile dellle vendite online di una grossa catena specializzata riferisce che a partire dall’inizio del lockdown, le ricerche di attrezzature per fare sport a casa sono esplose. “Abbiamo registrato 21.000 ricerche al giorno, 2,5 volte la media giornaliera prima del contenimento sulle parole chiave come bodybuilding, home trainer, bicicletta di appartamento, tappeti, manubri. Solo i videogiochi hanno fatto meglio nello lo stesso periodo, con le loro 55.000 ricerche quotidiane”.

Alcuni cercano queste merci nei circuiti del piccolo commercio in ambito locale, per evitare di incorrere nei limiti agli spostamenti quando dovranno procedere al ritiro. Trovare la perla rara, in un raggio vicino al suo appartamento è la speranza di Françoise Moncomble, professore di università in pensione, che ha postato un annuncio su una rete sociale di prossimità: «Chiudere gli occhi e immaginare di pedalare, scappando a ruota libera, rilassandosi, ma anche essere in grado di iniziare una blanda sessione di riabilitazione muscolare dopo la chemioterapia, in attesa di potere iniziare la fisioterapia da protocollo… »

Sulla costa, Viola dice di avere «orrore della bicicletta», preferendo camminare e remare. Durante una visita al suo garage, ha trovato una versione vintage della bicicletta da appartamento, un esemplare donato da un cugino e dimenticato da tempo. Vecchia ma in funzione, l’ha messa in offerta a basso costo su un sito di vendite online, “potrà fare felice qualcuno”.

Tutto il mondo, in fondo, ha tempo in questo momento per riordinare, ma anche per vedere gli annunci, in attesa di pedalare in movimento e in libertà.

Situazioni che non sono destinate a mutare a breve, sia per l’incognita sulle date di avvio delle fasi successive al distanziamento sociale sia perché difficilmente in molti saranno disponibili da subito a frequentare luoghi affollati come le palestre.

La revanche du vélo d’appartement, Catherine Rollot, Le Monde