Anikò e il polpo soave

Un annetto fa o forse due… Poco importa, anzi nulla giacché il flusso che ci ha condotti da Anikò è lo stesso che ci condusse alla Madoninna del Pescatore quale che fosse la data di calendario. Come il tempo nel suo flusso è lo stesso, così lo chef, Moreno Cedroni, e lo spazio, Senigallia

Una cittadina di beltà controversa. Casette e casone banali, squadrate, plebee di tono, si alternano e osteggiano eleganti architetture di inizio novecento e pure moderne.

Autostrada, superstrada, statale, ferrovia, staccionate cementizie, spiaggia, mare. Squarci di bellezza tra linee brutali.

Da sud si entra in città percorrendo un’opprimente via di bruttezze, ma il centro è arioso di verde, ordine, pulizia e bell’arredo urbano.

In uno slargo da cui si accede all’area pedonale è sistemato il chiosco Anikò. Cedroni è un genio ai fornelli e gli si dovrebbe perdonare una certa boria ai confini del masochismo. Alla Madonnina autografa menù, mostrando di confondere le star della letteratura con quelle Michelin. Ad Anikò dedica una descrizione vacua, pomposa e dissuadente.

Il luogo, non è un locale in senso stretto, è invece incantevole. Tale è il complesso armonioso di struttura in legno, vetrine luminose in cui si scorgono i contenitori degli ingredienti, cuochi indaffarati, stoviglie, utensili, piatti. Belli, pur nella loro semplicità, i tavoli con i lumi di design.

Sul cibo non c’è storia, Cedroni prodiga il suo magistero anche in questa proposta informale.

L’happy toast con salmone provola e zucchina è servito a scacchiera con una senape delicatissima e una crema al lampone. I sapori deliziano. 

Il panino col tonno bianco tataki e la mousse di parmigiano, anche per come è servito, in scatola, è la satira colta del panino fast food: goloso, saporito, eccellente per qualità, quantità, equilibrio. 

L’acme del piacere, la prova, ardua, che non è detto basti il pesce fresco per fare un gran piatto di mare è nel polpo a 97 gradi, con cous cous agrodolce, verdure e salsa verde. Non è tenero il mollusco, è soave, un solido solo all’apparenza, in bocca si dissolve. Chi non ha provato questo polpo non può dire di aver mai provato il polpo, oppure si può affermare che esista il polpo comune e il polpo cucinato da Cedroni. Tutto il resto del piatto è contraltare e corollario all’esaltazione del protagonista. 

Servizio perfetto per la tipologia. Carta dei vini ristretta con buone proposte al calice.

I costi dipendono dalla fame, i piatti oscillano dai 12 ai 20 euro. Con poco si può provare una cucina sopraffina. 

Anikò
Senigallia – Piazza Aurelio Saffi, 10
071 793 1228
www.morenocedroni.it