Covid-19 non esiste, parola di Jimmy Lasalunga

Covid-19 non esiste. È soltanto un escamotage per nascondere i danni provocati in tutto il mondo dalle antenne del 5G. Non ci si faccia ingannare. La scienza ha una sovranità limitata sulle proprie verità di pubblico dominio. A governare il flusso delle informazioni, idola specus, che tanto contribuisce alla nostra percezione del reale è qualche ombra dal portafoglio gonfio. Qualche ombra, a dirla tutta, nemmeno così ombrosa. Perché quando si parla di Covid-19 e 5G non si può fare a meno di citare Bill Gates. Colui che tira i fili delle umane convinzioni, introducendoci in strettoie dogmatiche, cercando di disinnescare possibili ribellioni alla statistica o all’evidenza, cercando di occultare ipotesi alternative che spieghino per bene la leggenda della zoonosi pandemica e degli infiniti lutti ad essa collegati.

La pandemia è sin troppo ovvia per essere credibile. Chiamare negazionista chi non accetta il rasoio di Occam, preferendogli la schiuma da barba di Jimmy Lasalunga, significa cedere a un autoinganno da cavernicoli platonici. La spiegazione più semplice non è mai quella giusta. Perché chi produce il falso sa che non deve strafare. Sa che deve attenersi a criteri di verosimiglianza. Che si tratti dell’Olocausto o dell’Arcipelago Gulag. Che si tratti dell’AIDS o di altri flagelli passati tanto cari ai paleopatologi, il risultato non cambia. E nemmeno le tecniche di manipolazione del dato storico. C’è sempre stato il Bill Gates di turno pronto a fottere la collettività divulgando spiegazioni apparentemente ragionevoli e fabbricando miriadi di documenti fasulli. Anche con mezzi meno sofisticati, ma non per questo meno efficaci.

In molti, quelli che confondono le più strabilianti forme di revisionismo smaliziato con il negazionismo, sussultano d’ilarità nell’interfacciarsi con le teorie del complotto d’alta moda. Come se si trovassero in presenza di una massa di cazzate di inusitate dimensioni, dal campo gravitazionale in grado di spaghettificarli e di rallentare il tempo. Come se la paranoia, adeguatamente concimata, non fosse l’unica legge di sviluppo della realtà, nonché l’unica legge di comprensione della medesima. Come se Jimmy Lasalunga, gli aruspici o i tizi che curano le infezioni batteriche con le bolle di sapone potessero prendere degli abbagli o come se l’argomento SarsCov2 non fosse contendibile in sede di scetticismo. Quanta stoltezza in costoro!

Ad esempio, sarà un caso che l’anagramma di Covid-19 è “io vendo vaccini”? 

Il fatto che sia un anagramma zoppo e che funzioni solo in lingua italiana non indebolisce i sospetti. Anzi, certifica il talento crittografico e l’attitudine beffarda delle marionette stipendiate da Bill Gates, che non dicono né nascondono ma indicano. Ammesso che Bill Gates esista e che non sia, invece, solo un ologramma utilizzato dalle grandi corporation per distrarre i segmenti di opinione pubblica avidi di verità in maiuscolo. 

Magari, a veder bene, persino i negazionisti potrebbero non essere quello che sembrano. Magari potrebbero essere il frutto di una complessa operazione del fondatore di Microsoft finalizzata a far apparire ogni insinuazione sul suo conto talmente assurda da creare imbarazzo in chiunque possegga un minimo di materia grigia. Un mastodontico diversivo grazie al quale il magnate dell’informatica riuscirebbe a giochicchiare con il pianeta senza avere troppe grane e con massimo profitto.

Tutto torna. Cioè, non proprio.