Fabrizio De André e PFM, Il concerto ritrovato

“Ma si sente la voce?… male… Si sente davvero?”. Era la sera del 3 gennaio del 1979 e, nel padiglione C della Fiera di Genova, si realizzava un’altra tappa del tour, avviato nel mese precedente, Fabrizio De André e PFM in concerto e il cantautore, tra La canzone di Marinella e Andrea, poneva, con fare ironico e timoroso a un tempo, queste domande al pubblico della sua città. Quarant’anni dopo, quel concerto, registrato all’epoca da Piero Frattari e nel 2000 trasferito in digitale dallo stesso regista, viene restaurato, per volere della Sony Music, sia nella parte video che in quella audio. Proposta in un suggestivo 5.1 nel film Fabrizio De André & PFM. Il concerto ritrovato, diretto da Walter Veltroni e proiettato nei cinema italiani nei giorni 17, 18 (giorno in cui il cantautore avrebbe compiuto ottant’anni) e 19 febbraio 2020. Il docufilm è la riproposizione del concerto, preceduto dalle testimonianze di Dori Ghezzi, David Riondino, che aveva il compito di aprire i concerti della tournée, e Guido Harari, cui si devono i preziosi scatti dal vivo e del backstage di alcuni musicisti della PFM di allora: Franz Di Cioccio, Patrick Djivas (attuali titolari della PFM), Flavio Premoli e Franco Mussida. Mancano all’appello Roberto Colombo e Lucio Fabbri. Dal 19 giugno il film è disponibile on demand sui principali store on line.

Ma il lavoro di restauro non riguarda solo l’aspetto cinematografico: il 22 maggio la Sony pubblica Il concerto ritrovato in formato CD e doppio LP (interessante l’edizione limitata Amazon in due vinili di colore blu) in cui è possibile apprezzare la performance di Faber e PFM in audio stereo. È il risultato di un lavoro meticoloso condotto da Lorenzo Cazzaniga e Paolo Piccardo, raccontato nelle pagine interne dell’album.

Il file digitalizzato da Frattari presentava un audio monofonico e a tratti distorto che bisognava far diventare stereofonico ricreando, allo stesso tempo, la dimensione live. Così, il concerto è stato riprodotto in un hangar e registrato mediante microfoni ambientali, cercando di ricostruire la dimensione acustica (non proprio eccelsa) dello storico padiglione C. Il file stereofonico ottenuto è stato sottoposto a una serie di trasformazioni che hanno condotto, talvolta, anche all’estrazione dei singoli strumenti e al loro re-mixaggio, sempre cercando di mantenere gli equilibri d’origine. Insomma, un lavoro certosino che consente, oggi, di ascoltare l’intero concerto rimasterizzato a 24 bit/192 kHz con particolare attenzione alla voce di Faber.

Il concerto ritrovato diventa così un’importante testimonianza storica per la musica italiana attraverso l’attualizzazione di quel particolare momento in cui la canzone d’autore incontra il progressive rock, restituendo al pubblico di allora e di oggi, in una forma diversa, gemme musicali di ineguagliabile splendore. Non si tratta, però, di un documento unico, dato che l’evento fu registrato nei preziosi due volumi denominati Fabrizio De André in concerto – arrangiamenti PFM, registrati nelle date del tour di Firenze e Bologna nel gennaio del 1979. Volumi che, peraltro, contengono le stesse canzoni, ma nei quali i brani sono registrati in serate diverse e non seguono la scaletta del concerto.

Qui, invece, il concerto si svolge in un’unica serata, nella Genova di De André, e i brani seguono la scaletta prestabilita, elemento non secondario perché, oltre al respiro che la performance unitaria fornisce, si avverte una coerenza di fondo che permette all’ascoltatore di avvertire l’uniformità esecutiva delle scelte fatte a all’epoca.

Va ricordato che il rapporto tra la PFM e De André ha origini lontane, risalenti al 1970, anno in cui la band collaborò, con il nome Quelli, alla realizzazione del disco La buona novella, così fu abbastanza facile per Di Cioccio, una sera a Tempio Pausania, proporgli un tour insieme, proposta che Faber accettò solo dopo aver superato lo spavento iniziale. E lontani sono anche i rapporti con il progressive italiano, basti pensare alla partecipazione del cantautore, insieme all’amico poeta Riccardo Mannerini, alla stesura dei testi del disco Senza orario senza bandiera dei New Trolls nel 1968. Inoltre, Ricky Belloni, Giorgio D’Adamo (New Trolls), Giorgio Usai e Gianni Belleno (Nuova Idea), con l’acronimo DAUSBE 2, accompagnarono Faber nel suo primo tour, quello che prese il via alla  Bussola di Viareggio nel 1975.

Ma fu solo con gli arrangiamenti della PFM, band ai tempi particolarmente amata in USA e UK, che le canzoni di De André assunsero una nuova straordinaria veste, una sorta di originale rock d’autore dal respiro internazionale, nato dal connubio di personalità artistiche diverse che aveva illustri precedenti oltreoceano, come Bob Dylan & The Band.

Quella sera, il 3 gennaio 1979, quel tour su cui nessuno avrebbe scommesso giungeva alla sua nona tappa e tra cantautore e musicisti si era instaurato un livello di affiatamento che le varie difficoltà (avversione dei fan sia della PFM che di Faber, contestazioni, complicazioni logistiche) avevano contribuito a consolidare. Un affiatamento che diventa armonia nell’esecuzione di brani con arrangiamenti memorabili (che De Andrè continuerà a usare nei suoi concerti), come l’intro strumentale di La Canzone di Marinella o del Testamento di Tito, oppure come il fiddle cajun di Fabbri in Zirichiltaggia, cantata in duetto con Mussida. Del resto, è proprio dal recente album Rimini, scritto e composto con Massimo Bubola, che sono tratte ben sei canzoni del concerto: Andrea, Zirichiltaggia, Rimini, con il suo intermezzo acustico, la dylaniana Avventura a Durango, Sally, magistralmente condotta da Fabbri e Mussida e Volta la carta. Non mancano brani tratti da altri dischi: Maria nella bottega del falegname in coppia con la canzone di Tito; Un giudice, con la splendida fisarmonica di Premoli; Giugno ’73, unico brano in scaletta fortemente voluto da De André per ragioni personali, mentre tutti gli altri erano stati scelti dalla PFM e da Di Cioccio. In particolare: la splendida Amico Fragile, contraddistinta dalla chitarra elettrica di Mussida, in una versione che supera gli 8 minuti; Verrano a chiederti del nostro amore, unico estratto dal concept album sull’impiegato-bombarolo, ancora attuale ai tempi del concerto. E, naturalmente, non possono mancare le storie di Marinella, Piero, Bocca di rosa, della “bambina” di Via del campo e del Pescatore che chiude il concerto. Tutti i classici del cantautore magistralmente rivisti in versione live.

Terminato l’ascolto (e la visione) del Concerto ritrovato, si ha la sensazione di aver partecipato alle suggestioni di un’epoca ricca di fermenti creativi di cui quel particolare e prezioso connubio di musica, testi e voce rappresenta una delle espressioni più alte e innovative. Si sente la voce, Faber. Si sente, eccome.