Maurizio Sarri ha vinto con le sincopi

Per la nona stagione consecutiva e per la trentaseiesima volta nella sua storia, la squadra dei capitani italiani d’industria, i piemontesi Agnelli, ha vinto (manca la matematica, ma il Signore ci ha emancipato dal pallottoliere, mettendo nell’impasto un q.b. di raziocinio) il titolo della massima divisione italiana di football.

La sinfonia bianconera è stata diretta dal Maestro Sarri, che ha introdotto delle sincopi nello sviluppo della melodia monocorde delle vittorie. Una trovata geniale dai molteplici risvolti ed obiettivi, forse ignorati dallo stesso Sarri, uomo dotato della peculiare attitudine di proporsi come zotico e altezzoso al medesimo tempo.

Le sue alterazioni di percorso per un verso sono parse destinate a tener vivo l’occhio dei tifosi della divina arte pedatoria, per altro son sembrate perfidamente destinate a dimostrare su quanto vuoto tecnico, tattico e agonistico poggiassero le speranze di vittoria dei presunti, autoproclamati o astrusamente proclamati antagonisti. Non per caso è ancora incerto (per la matematica e per il raziocinio) lo stemma da apporre sulle caselle due, tre e quattro della classifica.

Infine, e per questo le frotte di supporters bianconeri dovrebbero esser grati senza tempo al masticatore anagraficamente napoletano, geneticamente e culturalmente toscanaccio, gli sbalzi di risultati del team juventino, nel porre agli avversari sul piatto d’oro zecchino l’obolo della malfondata speranza, ha azzerato le polemiche sul favor arbitrale e su qualsiasi altro complotto di potere. Il trainer dell’Inter, ne sono informato dalla mia inviata nelle reti sociali, in questi giorni è travolto dall’ironia per le ridicole quanto cervellotiche scuse/accuse fastidiosamente urlate (che poi con quella voce roca sono urla affogate) dopo l’ennesima figura barbina del suo team.

Per restare sulle reti sociali, pare su Twitter #Sarriout sia un hashtag molto in voga. Quando si dice l’irriconoscente.

La Juventus sta ottenendo il massimo consentito dal contesto e dal parco pedatori di vecchietti e campioni incompiuti, dai piedi inadeguati alla noblesse delle casacche sotto cui corrono. Il pupo portoghese, Cristiano Ronaldo, è l’unica stella, per altro cadente o almeno discendente. Dybala e Higuain sono gli altri due migliori players del team, aggraziato e fragile ballerino uno, potente e presuntuoso l’altro, incostanti, immusoniti ora si e ora no entrambi, risolutivi mai. Per il resto modesti piedi, muscoli arrugginiti e teste mezze vuote.

Dopo Ronaldo, Sarri è l’unica star. Ma Sarri è inviso ai supporters. La questione è che l’ammissione dello plebeo rozzo e protervo sulla panca dell’hobby degli alto borghesi da Villar Perosa è indigesta, per rivalità passata e servilismo culturale.

Il trainer che ha portato la squadra dell’asinello, principale rivale dei bianconeri per più d’un lustro, a insegnare e disegnare coreografie da Bejart del pallone sui tappeti d’erba d’Italia e d’Europa, è stato burlato per aver perso a testa alta (come amava sostenere) durante tutta la sua permanenza nelle piagate lande di Castelvolturno. Ora, dunque, è difficile accettare il contrappasso della sua vittoria sotto le fulgide Alpi, a testa bassa, senza bel gioco. Contrappasso nel contrappasso, contraddizione deliziosa illustratrice dell’irragionevolezza che anima le membra del tifo, i supporters della squadra che ha giustificato per decenni col “cinismo” la sua propensione a vincere senza incantare, ora si lamentano di vincere senza danzare, quasi si lamentano di vincere, quasi auspicano la sconfitta.

Avviene perché c’è altro carburante che alimenta il fuoco dell’ostilità. Sarri è il plebeo ammesso a corte senza aver mai chinato il capo per ossequio. Certo, le impuntature da oppositore del sistema, ora che è al servizio del potere non le manifesta più, ma nemmeno le rinnega per il passato. Sarri lavora d’intelletto e produce successo per i padroni di cui non è stato mai suddito. E questo è intollerabile per chi, in fondo e nel profondo, ha guardato al potere con lo sguardo umile e ammirato del servitore onorato di esser ammesso a guardare.

Bravo Maurizio Sarri. #SarriIn #SarriTop