Un capodanno meraviglioso

Oggi 1 gennaio 2021 non comincia un anno, piuttosto un’epoca. Abbiamo innanzi a noi una sfida grande ed entusiasmante, quale quella di costruire un nuovo paese.

Le politiche attuate per arginare il contagio, evitare il collasso del sistema sanitario e le conseguenti ripercussioni di ordine pubblico, hanno determinato effetti che per diffusione e intensità sono paragonabili a quelli di una guerra.

Ampie necrosi del tessuto produttivo, sfilacciatura del tessuto sociale già ampiamente logorato, impoverimento culturale e formativo oltre che materiale.

L’Italia ha il maggior tasso di mortalità da COVID. Prima della pandemia eravamo già afflitti da bassi tassi crescita, arretratezza tecnologica e scarso tasso di innovazione, pesantezza burocratica, carenze infrastrutturali in ampie zone del paese (abbiamo visto ponti cadere e uccidere), sacche grandi e potenti di privilegi resistenti a ogni riforma, sistema di istruzione vetusto e diffusamente inadeguato ai tempi, politiche ambientali oscillanti tra rigidità e lassismi. Il sistema sanitario, come abbiamo drammaticamente sperimentato negli ultimi nove mesi, è spezzato in due tra eccellenze ospedaliere e medicina territoriale inefficiente, inutile, mangiasoldi e mangia salute.

Questo magazine non è lo spazio del pensiero compiacente, possiamo affermare, pertanto, la scomoda verità che la tragedia delle morti, delle sofferenze, dell’impoverimento è una grande occasione per il paese.

La pandemia ci ha insegnato che possiamo sgretolare le nostre abitudini più radicate, possiamo riorganizzare il tempo, il modo di lavorare e di pensare noi stessi. Ci ha insegnato anche che tutte le convenzioni sono rivedibili, addirittura è stato possibile far nascere Gesù bambino alle 21 e brindare al nuovo anno entro le ventidue. Ci ha insegnato che la paura può essere carburante per immense revisioni dei nostri schemi mentali e comportamentali.

Dobbiamo avere paura di un futuro senza futuro e trovare in questo spavento la forza di emendarci da vizi consolidati e apparentemente immutabili.

Del resto le catastrofi hanno di positivo questo, sempre, dare nuove opportunità a chi è stato scellerato. Nello scompiglio della sciagura, gli scellerati confondono i propri fallimenti con quelli del momento.

La UE ha avviato la sua rifondazione. Ha colto nella pandemia il destro per dare il benservito ai principi ispiratori del trattato di Maastricht. L’austerity è morta.
Mentre la Brexit apriva a semplicistici pronostici sulla la fine della UE, la pandemia l’ha rafforzata. Per la prima volta nella storia l’Europa assumerà un debito comune. È il mattoncino base su cui potrà superarsi l’armonizzazione fiscale trasformandosi, almeno in parte, in unità fiscale. La politica comune ne uscirà rafforzata.

Le istituzioni europee hanno vincolato il debito a una spesa capace di produrre un avanzamento strategico dell’area comune, imponendo che le risorse siano investite (anziché spese) in infrastrutture, innovazione e green economy.

All’Italia va una parte fondamentale del programma, il 30%.

Abbiamo l’opportunità e il dovere di non ricostruire il paese inefficiente, corrotto, antiquato, litigioso ma di costruire un’Italia nuova, moderna, forte, sana.

È una sfida che non riguarda solo i governanti ma ciascun cittadino.
L’Italia oggi più di ieri è un paese fratturato, diffidente, incattivito.

Siamo un popolo irragionevole, attanagliato da una faida con toni ultras.

La maggiore responsabilità delle forze politiche, di governo e di opposizione, oggi e nei prossimi mesi, dunque, dovrà essere quella di indurre una sanificazione delle relazioni sociali, vaccinare il paese dal rancore e dalle contrapposizioni. Creare un clima in cui la dialettica sia confronto tra diverse ragioni e alternativi ragionamenti, piuttosto che conflitto tra rigidità contrapposte.

L’Italia ha bisogno di una nuova fiducia condivisa.

È una sfida emozionante, entusiasmante di cui ciascuno deve sentirsi parte.

Per questi motivi il primo gennaio 2021 è un giorno meraviglioso, coinvolgente che merita di essere bagnato col migliore dei brindisi possibili, con il sorriso e la intelligenza dello sguardo.

Buon anno 2021, buon lavoro per una nuova era.

P.S.: mi sia consentito, anche per conto di Giovanni Barra, condirettore del magazine, ringraziare pubblicamente chi ha consentito che oggi questo articolo venisse pubblicato per il banale motivo che magazine esiste: gli autori che in questi messi hanno riempito Sonar dei loro articoli. Un ringraziamento speciale agli Amici che hanno lavorato e lavorano costantemente perché il sito sia online e sia rispondente alle esigenze informatiche del tempo. Grazie anche all’oscuro, indefesso, barbuto collaboratore, amico anch’egli, che si occupa del costante aggiornamento delle pagine social, decisive per essere vivi nel magma della rete. Avete svolto tutti un lavoro meraviglioso e generoso.

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