Parlamento virtuale

Le misure di distanziamento sociale adottate in tutto il mondo, comprimendo fondamentali libertà individuali, hanno generato diffuso e palese malcontento negli animi più liberali delle nazioni. Ai più, però, la rinuncia alla libertà è parsa la ben accetta terapia preventiva per rallentare e controllare la diffusione del contagio.

Minor condiscenza l’opinione pubblica ha mostrato per la sospensione o limitazione dei lavori Parlamentari. Nelle democrazie liberali, tra l’altro, al Parlamento è demandata la funzione di controllo degli atti del governo.

Lo stato di emergenza sanitaria, intanto, impone ai governi di agire con rapidità attraverso l’esercizio surrogato del potere legislativo (adozione di decreti che hanno forza di legge).

In questo stato di cose tenere chiuso il parlamento è simbolicamente e fattualmente preoccupante.

Il Times, quotidiano londinese fondato nel 1785, ha affrontato il tema della sospensione dei lavori della Camera dei Comuni con un articolo non firmato (e quindi attribuibile al direttore), apparso sull’edizione del primo aprile scorso. Lo riportiamo di qui di seguito, ritenendo che le osservazioni espresse abbiano rilievo anche nel nostro paese.

In tutta la Gran Bretagna ci si sta adattando a nuovi modi di lavorare. Aziende e enti di beneficenza, chiese e scuole, musicisti e giornali si sforzano per adottare quelle tecnologie attraverso cui sarà possibile continuare ad essere operativi durante il lockdown. Tutti stanno facendo il possibile per andare avanti, tranne il parlamento.

Una settimana fa i parlamentari hanno concordato, senza voto e senza alcun approfondito dibattito, di affidare al governo i poteri di emergenza di più vasta portata nella storia moderna del Paese. Hanno anche approvato una legge sulla protezione civile che ha permesso al Tesoro di erogare ingenti somme in aiuti di emergenza.

Il Parlamento ha poi accettato di sospendersi fino al 21 aprile, sebbene anche questa data di riapertura sia “soggetta al vaglio del comitato sanitario”. Il governo, dunque, potrebbe prorogare la sospensione del parlamento senza alcun voto. Si tratta di una situazione preoccupante in un momento in cui la posta in gioco è molto alta.

Alcune commissioni parlamentari continuano a lavorare a distanza durante la pausa. Ciò è positivo, ma non può in alcun modo sostituire lo stretto controllo parlamentare sull’attività del governo. Né può dirsi che ci sia poco da verificare. Come mai la Gran Bretagna è indietro ad altri paesi ed ai propri stessi obiettivi in tema di test per la diagnosi del coronavirus? Quali progressi sono stati compiuti per rendere disponibili nuovi ventilatori? Perché così tanti medici denunciano carenze di dispositivi di protezione individuale e che cosa si sta facendo per garantire nuove forniture? Alcune forze di polizia interpretano in modo troppo zelante i poteri loro assegnate dalle leggi di emergenza? Quali misure saranno previste per gli enti di assistenza che rischiano l’imminente collasso?

Tutti riconoscono che il governo sta lavorando intensamente sotto notevole pressione, ma ciò non implica che debba ritenersi immune da critiche legittime. Questi interrogativi, del resto, non possono essere lasciati semplicemente ai giornalisti nel corso di una conferenza stampa quotidiana, durante la quale i ministri sono abili a schivare le domande insidiose e cambiare argomento.

Tener salda la fiducia del popolo è essenziale e i Parlamentari possono fare la loro parte, dimostrando che la democrazia è esercitata appieno e che i ministri sono tenuti a rendere conto ai rappresentanti eletti dal popolo. Sta di fatto, però, che ieri il deputato laburista Ben Bradshaw ha dovuto usare Twitter per supplicare i giornalisti di porre ai ministri domande sui test del coronavirus giacché egli non può farlo direttamente direttamente finché il Parlamento resta chiuso.

Nessuno sostiene che i Parlamentari debbano di incontrarsi fisicamente in aula. È chiaro, d’altronde, che ciò non è opportuno in vigenza di misure di distanziamento sociale. In effetti, il gran numero di parlamentari, ministri e funzionari già contagiati fa pensare che il Parlamento sia stato un focolaio di Covid-19, contribuendo a diffondere la malattia. Ma altri parlamenti hanno trovato il modo di continuare a svolgere il loro ruolo durante questa crisi. Il parlamento svedese, ad esempio, si è riunito e ha votato con solo 55 dei 349 deputati presenti. L’assemblea gallese ha parimenti convocato una seduta d’emergenza con un numero inferiore di membri per chiedere conto al governo. Il Parlamento europeo ha permesso ai suoi deputati di votare per posta elettronica. Anche Westminster deve trovare il modo di adottare le tecnologie disponibili per poter continuare a svolgere il proprio compito.

Lo Speaker (Presidente della Camera dei Comuni), Sir Lindsay Hoyle, è stato troppo frettoloso ad accettare le richieste del governo di una sospensione anticipata, per altro senza un chiaro impegno a mettere in atto strategie ed azioni per assicurare la ripresa delle sedute del Parlamento, anche virtualmente.

È rassicurante che il personale del Parlamento stia ora lavorando a piani per l’interrogazione a distanza del Primo Ministro e degli altri membri dell’esecutivo. Il governo deve fare tutto il necessario perché ciò accada. È malaccetto che il Parlamento chiuda per quattro settimane nel bel mezzo di un’emergenza nazionale. Dovrebbe almeno riprendere per la seduta del 21 aprile e continuare a farlo finché dura l’emergenza.