C’è una crepa in questo Sud ed è da lì che entra la luce

Se per Gramsci il Sud è locus in cui è semplicemente fallito il progetto di «Stato Liberale» di Cavour, per Salvemini il Sud è stato letteralmente assassinato. Ma partiamo subito col chiarire che in queste poche righe non c’è una sintesi delle vicende storiche che hanno portato il Sud ad impoverirsi più dell’uranio. Qui, oggi, si parafrasano i versi di una catastrofe annunciata.

Si, è vero. Questa introduzione è alquanto scoraggiante, ma probabilmente non abbastanza. Forse è esasperando il concetto che si graffierà l’occhio del lettore, allora diciamolo: le aree interne della Campania stanno vivendo una situazione drammatica. I dati riguardo le condizioni socio-economiche sono impietosi. Urge un cambio di paradigma culturale, poiché questa criticità strutturale, il cui unico destino pare debba essere giocoforza il collasso totale di un’economia ferma e senza una reale e tangibile prospettiva, si inasprisce giorno dopo giorno.

Dalla sintesi dell’ultimo Rapporto SVIMEZ, associazione che si occupa di promuovere lo studio delle condizioni economiche del Mezzogiorno d’Italia, emergono dati sconfortanti: in pratica, un giovane su due al Sud non lavora, le imprese continuano a chiudere quotidianamente, il processo di spopolamento appare inarrestabile e la disparità con il Settentrione sta continuando ad ampliarsi persino nello Sport. 

Analizzando la situazione tra calcio, basket e pallavolo, si scopre che i sei principali campionati maschili e femminili delle tre discipline vedono la partecipazione di un totale di 86 squadre, di cui solo 10 provengono dal Sud. A quanto pare, il 90% delle società sportive di vertice in Italia ha sede al Nord o al Centro. 

Questione di infrastrutture, di viabilità, di trasporti, di ecomostri che da decenni vengono costruiti, sedotti e poi abbandonati, e forse anche di inclinazione. Le cose peggiorano e, a veder bene, anche la previsione del 1972 del grande Pasquale Saraceno riportata dal Corriere della Sera un mese fa, era completamente errata.

Ma, in questo quadro dai colori tetri, molti sono gli usignoli che iniziano a rispondere al cupo canto del cigno, numerose le realtà che stanno nascendo e resistendo con l’unico obiettivo di restare. Tanti sono i progetti che si stanno realizzando e che hanno una forte matrice culturale. Si parla di Agricoltura e Digitale, Economia Circolare, Ruralità Critica, temi che ad esempio sono alla base di “Comuni virtuosi” (qui la mappa), associazione nazionale che opera con l’obiettivo di diffondere stili di vita all’insegna della sostenibilità, sperimentando buone pratiche legate alla gestione del territorio, alla cittadinanza attiva e al risparmio energetico.

Presenziare i luoghi, viverli ed esserne parte, sebbene in maniera flebile, è ciò che sta emergendo dall’incedere zoppicante di questo Sud ormai con l’acqua alla gola, in cui stanno sorgendo oasi di speranza. Molti sono i giovani che stanno cercando di resistere alla spinta di un impoverimento che appare quasi inarrestabile, creando nuove strade attraverso il recupero e la potenziale valorizzazione di ciò che hanno sempre avuto, di ciò che è stato sempre lì, la terra.

Tra queste esperienze di “Resistenza” c’è sicuramente quella di un gruppo di giovani artisti beneventani ed irpini, che spinti dalla voglia di risollevare i paesi della loro terra d’origine e gli abitanti che li vivono, si sono uniti per un’idea, per una speranza, per un viaggio. Si tratta di Ettore Patrevita, Simone Ielardi e Luca Vernacchio, che hanno percorso a piedi una parte della Via Francigena attraversando 4 piccoli paesi dell’Alta Irpinia, e che, in seguito, insieme a Fabio Corso e Manlio Salvatore hanno creato l’Associazione “Le banc public” con l’obiettivo di promuovere il piccolo paesino di Casalbore (AV) attraverso l’Arte, la Cultura e il Turismo esperienziale. 

“Francigena Walking Tour” è il titolo del Documentario interamente girato con un Iphone Xs realizzato dai tre artisti. Nel film incontrano “suoni e voci silenziose che strepitano gioia e tristezza”, in un susseguirsi di testimonianze che parlano di speranze e tradizioni. 

“Francigena Walking Tour” ci racconta quel che rimane dei paesi e della terra, e infonde negli occhi una possibilità di cambiamento, che deve avvenire attraverso un approccio razionale e partecipato, non emotivo ed individuale.

Per questo Sud martoriato e pieno di crepe la catastrofe è annunciata, ma Leonard Cohen ci ha insegnato che “C’è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce”.