La metamorfosi e l’identità perduta


Quasi in tutte le epoche la letteratura ha posto la sua attenzione sul tema della metamorfosi e su tutti quei fenomeni a essa connessi come il travestimento, l’ermafroditismo o il cambiamento d’identità, mettendo costantemente in crisi l’idea unitaria dell’Io.

Il tema letterario della metamorfosi si distacca dalla dimensione reale per proiettarsi in una dimensione immaginaria e fantastica, in un universo fluido e sfuggente. L’elemento corporeo, subendo trasformazioni che possono essere giuste o ingiuste, diventa il luogo per esibire emozioni e passioni nascoste dalla forma fisica.

Le trasformazioni corporee rappresentano il segno di una realtà che si dissolve, lo specchio che riflette problemi profondi e paradossali, Le Metamorfosi di Ovidio insegnano.

Nel poema dell’autore latino la fisicità del corpo è messa fortemente in risalto con la descrizione del cambiamento di sesso dell’indovino Tiresia, con l’illusorietà dell’amor sui di Narciso e con il mito dell’androgino.

Ma il tema della metamorfosi non ha affascinato soltanto il mondo classico, dal momento che la letteratura ha spesso indugiato sull’identità sdoppiata, dallo sconvolgimento fino alla frantumazione dell’Io.

Massimo Fusillo, nel suo saggio intitolato L’altro e lo stesso: Teoria e Storia del doppio, analizza la definizione del “doppio” in un asse temporale che, a partire dall’antichità, attraversa le età della crisi della soggettività come il Barocco e il Romanticismo per arrivare al Novecento, in un mondo dove tutto è apparenza, inganno e incertezza. «Si parla di doppio quando, in un contesto spazio-temporale unico, cioè in unico mondo possibile,  creato dalla finzione letteraria, l’identità di un personaggio si duplica: un uno diventa due; il personaggio ha dunque due incarnazioni: due corpi che rispondono alla stessa identità e spesso allo stesso nome».

Fusillo nel suo saggio analizza con chiarezza il tema del doppio, annodandolo alla natura nascosta dell’uomo, all’inconscio. Questo spiega perché, nella letteratura, il tema dell’identità perduta venga trattato da tantissimi scrittori : Le Metamorfosi di Ovidio, Orlando di Virginia Woolf, ecc.

Ad esempio, l’irreale e il reale, il mostruoso e il normale vengono livellati e uniformati ne Il seno (The Breast), pubblicato nel 1972 dal celebre scrittore ebreo-americano Philip Roth.

Così come il kafkiano Gregor Samsa una mattina si sveglia  trasformato in un enorme scarafaggio, allo stesso modo il professor Kepesh, protagonista del racconto di Roth, si sveglia trasformato in un enorme seno femminile di settanta chili: «Una ghiandola mammaria scissa da qualsiasi forma umana, una mammella come si immaginerebbe soltanto in un sogno, o in un dipinto di Dalì».

Turbamento e scompenso sembrano sovrastare il suo essere. Il suo corpo è completamente avvolto da un tessuto adiposo, una “incredibile catastrofe”.

Vittima di una metamorfosi inspiegabile, diventa oggetto di studio per la scienza medica, di curiosità per i molti telespettatori che lo guardano.

«Cosa significa? Come è potuto succedere? Nell’intera storia dell’umanità, perché proprio al professor Kepesh?».

A sostenere i suoi turbamenti psicologici ci sarebbe il dottor Klinger, ma per il protagonista di Roth rimane una sola cosa da fare: sfuggire alla realtà, considerarsi pazzo, come Amleto, per non impazzire davvero. La follia è qui vista non come uno stato tragico, ma di grazia, dal momento che l’uomo privo di razionalità può finalmente esprimere la sua individualità.

Il rifugio in una dimensione fantasiosa diventa un escamotage necessario per contattare l’altro che è in noi, per ritrovare l’identità perduta.