Sei film clamorosamente introvabili e…imperdibili

Non so come funziona la distribuzione di un film straniero in Italia. In particolare non conosco i ragionamenti che sottendono la scelta di una pellicola.

Fatto sta che alcuni film importanti, riconosciuti tali dalla critica autorevole o addirittura vincitori di premi di indiscutibile pregio, sono rimasti (e ancora rimangono) inediti in Italia.

Ora che lo stato delle sale è ufficialmente congelato nel limbo dell’incertezza e tutta l’attenzione si sta spostando sullo streaming e sul cinema casalingo, si potrebbe cogliere l’occasione per qualche significativo ripescaggio.

Provo a stilare una breve lista degli invisibili/introvabili, lasciandomi guidare esclusivamente dal mio (opinabile) gusto personale.

Mademoiselle (2016)

Il film del coreano Park Chan-Wook (il regista della notevole trilogia della Vendetta: Mr Vendetta, Old Boy, Lady Vendetta) è uno dei casi più emblematici. Dovrebbe essere uscito nelle sale l’estate scorsa (quindi con tre anni di ritardo), ma è transitato così velocemente e in così poche sale, che chi è riuscito a vederlo sul grande schermo può ritenersi un uomo fortunato.
Il film, ambientato nella Corea degli anni Trenta, racconta la storia di una ricca ereditiera e di una famiglia di truffatori che inscenano un complicato intreccio al tempo stesso seduttivo e crudele, per due ore e mezzo di attraenti giochi erotici e cervellotici, e una messa in scena che lascia sbigottiti.

Alps (2011)

È un altro esempio particolarmente significativo di cinema introvabile: Alps di Yorgos Lanthimos (ma il medesimo ragionamento si potrebbe fare per tutte le pellicole del regista greco antecedenti a questa, in particolare per Dogtooth). Vincitore del Premio Osella per la sceneggiatura al 68° Festival del Cinema di Venezia, il film è una durissima riflessione sul dolore, sul lutto e sui modi per elaborarlo. Probabilmente è stato giudicato troppo disturbante per la platea italiana, alla quale non è stata concessa neanche una possibilità di vederlo in sala.

Under the Silver Lake (2018)

David Robert Mitchell decide di cambiare rotta con il suo terzo film, dopo il notevole It follows che lo aveva segnalato come una delle promesse del nuovo horror. La sua nuova pellicola (qui da noi ormai “vecchia” di due anni) racconta la ricerca di una donna da parte del protagonista in una Los Angeles che è sempre l’unico posto sulla terra dove è sempre possibile diventare una celebrità. I toni ossessivi e surreali, certamente neo-noir, nascondono sottotesti metanarrativi e slanci malinconici, per un film che la A24 acquistò nel 2016 e che è stato in competizione per la Palma d’Oro a Cannes nel 2018.

Lords of Chaos (2018)

Il penultimo film dello svedese Jonas Åkerlund (dopo di questo ha girato Polar) racconta la storia dei Mayhem, storica band black-metal fondata da un gruppo di ragazzi guidati dalla loro pulsione anticristiana e fortemente (auto)distruttiva. Non è solo il biopic del chitarrista Øystein Aarseth, tra rock estremo e chiese date alle fiamme, fino alla sua morte per mano di Varg Vikernes. È l’esplorazione degli anni ottanta in una delle regioni a maggior tasso di suicidi al mondo (come quella del cantante Pelle Yngve Ohlin), che generò una scena musicale ancor oggi considerata di riferimento in certi ambienti.

Utøya 22. Juli (2018)

La strage dell’isola di Utøya la ricordiamo tutti: 69 ragazzi uccisi dalla furia omicida di Anders Breivik, fascista, razzista e suprematista bianco. Il regista norvegese Erik Poppe ci racconta di nuovo quegli eventi (già narrati in film debolucci), utilizzando una forma non ordinaria: un lungo ed estenuante piano sequenza di settantadue minuti (esattamente la durata dell’attacco di Breivik), con i ragazzi vittime sacrificali di un teen-horror fin troppo reale. Presentato in concorso alla Berlinale 2018, il film ha riscosso pareri più che lusinghieri.

An Elephant Sitting Still (2018)

Il lungo (230 minuti) film d’esordio di Hu Bo è stato salutato da più parti come un capolavoro, non soltanto della cinematografia cinese. Segnato dalla tragica fine del regista, morto suicida ventinovenne subito dopo aver terminato il montaggio, il film è un racconto di vite precarie (due studenti, un bandito locale e un vecchio pensionato) che si intrecciano nella degradata periferia cinese. Film dalla forza deflagrante, in grado di scavare nell’intimo, che resterà come unica testimonianza di un grande talento artistico.