QAnon theory e avanguardismo complottista

L’indice di contagiosità delle cosmominchiate preoccupa da diversi anni gli epidemiologi. In particolar modo negli Stati Uniti. Paese in cui paranoia e senso d’appartenenza, più che altrove, praticano un sistematico avvicinamento sociale e psicologico; in cui l’imbrigliare la realtà in interpretazioni sballate, prive di verificabilità e raziocinio, secondo una prassi che un tempo si definiva ciucciaggine e presunzione e che adesso si definisce effetto Dunning-Kruger, non appassiona unicamente i clienti dei ghetti internautici; in cui i politici, soprattutto quelli di estrema destra avvezzi alle psicosi religiose, fanno corsi di aggiornamento sulle nuove tendenze complottiste con la stessa naturalezza con cui l’elettorato italiano confonde la decurtazione della rappresentanza con la lotta di classe.

Due candidate del Partito Repubblicano, che probabilmente andranno a occupare gli scranni della Camera dei Rappresentanti al termine delle prossime elezioni presidenziali, ne sono la prova. Entrambe hanno pubblicamente dichiarato di aderire ai capisaldi della diffusa teoria QAnon, secondo la quale l’ingannevole trama dei fenomeni avrebbe come radice noumenica, tanto per cambiare, i poteri forti, smaniosi di realizzare progetti di dominio fondati sulla pedofilia e sul satanismo e ostili a Trump in quanto smascheratore predestinato.

I quanonisti considerano l’attuale presidente degli Stati Uniti l’unico politico in grado di vedere quant’è profonda la tana del Bianconiglio, l’unico in grado di scrutare a lungo nell’abisso e di ricevere in cambio un’acconciatura al di sopra di ogni sospetto, l’unico in grado di sabotare il grande disegno demoniaco messo in piedi dai potenti del pianeta.

Il tycoon, dal canto suo, nonostante le intimazioni in via ufficiale dei vertici del Partito Repubblicano sul prendere le distanze dalle cosmominchiate made in QAnon, ha definito gli adepti della dottrina complottista “persone che amano gli Stati Uniti”. Le stesse persone che, per intenderci, credono nell’esistenza di una segretissima task force anti-pedofilia del Pentagono, nei Protocolli dei savi di Sion, nella finta morte di JFK e di suo figlio, e che per l’FBI costituiscono una potenziale minaccia terroristica.

La QAnon theory, per alcuni prosecuzione naturale del PizzaGate, per altri il complotto dei complotti o il complotto definitivo, per altri ancora la più grande minchiata mai partorita dalla mente umana, prende il proprio nome dal suo fondatore anonimo, il rispettabilissimo signor Q. Per gli scettici, un domatore di vongole smanettone del Maine. Per i seguaci, un affidabile membro dei servizi segreti statunitensi in possesso di documenti scabrosi. Le cui tracce, ovviamente cifrate e spesso accompagnate da previsioni puntualmente fallimentari, vengono diffuse in giro per il web in base al classico schema della caccia al tesoro.

Ad ascoltare il signor Q, la cospirazione sarebbe ovunque e i partecipanti sarebbero i soliti sospetti, più alcune categorie professionali inattese: l’establishment finanziario internazionale, attori e produttori di Hollywood, certuni membri del Democratic Party (Obama, Clinton, ecc) e persino Bergoglio. Tutti insieme appassionatamente per instaurare (Divin Marchese spòstati!) una specie di satanocrazia dedita alla pedofilia di massa. Nota: incredibile come queste ramificatissime organizzazioni criminali occulte non abbiano veramente un cazzo a cui pensare!

Secondo Google Trends, malgrado la sua intrinseca imbecillità, la popolarità della QAnon theory è in costante aumento. Nell’ultimo anno i like sulle pagine Facebook a essa collegate sono decuplicati. Anche l’Europa sembra subirne il fascino. Le cosmominchiate di cui è portatrice vengono prese per sul serio da un numero sempre più significativo di individui, al punto da indurre politici di primo piano a sposarle apertis verbis pur di aumentare il proprio consenso.

E se la credenza nel cantiere pedosatanocratico su scala globale produce voti (e finanziamenti) anziché produrre sonore sghignazzate, il peggio, è evidente, deve ancora venire.