Edgar Allan Poe: le origini dell’orrore

Oggi ricorre l’anniversario della morte di uno dei più grandi scrittori statunitensi della storia, Edgar Allan Poe. Pioniere della letteratura horror e del thriller psicologico, poeta romantico, “maledetto” per eccellenza, l’autore di Boston ha realizzato opere che hanno resistito al passare del tempo, in grado di allevare nuove generazioni di amanti di quel sottile piacere che è il terrore.

Esponente di primissimo piano dello stile gotico, ma grande anticipatore dell’horror vero e proprio, il Poe autore fu ossessionato dalla morte, dagli effetti della decomposizione, dai cadaveri, dalle paure ancestrali (pensiamo a quel capolavoro di La maschera della morte rossa). Scrisse di fantasmi e maledizioni, ma diede il meglio di sé narrando fobie, inquietudini connesse a eventi reali (Berenice, Il Corvo, o Il Cuore rivelatore, grande classico), beffe a cui la vita di tutti i giorni ci sottopone. Personalmente, me ne innamorai leggendo Il barile di Amontillado, realizzazione in salsa gotica della vendetta perfetta, in cui l’autore fonde meravigliosamente ambiente e psiche in un emozionante mix di tensione e ironia. Sembrava quasi, leggendo, di scendere con Fortunato e Montresor in quel buio labirintico e “grottesco”, tra ossa e vini pregiati. E più scendevamo, più ci addentravamo nel lato oscuro dell’essere umano, illuminati solo dalla debole luce di una torcia.

Poe fu maestro nell’uso dei simboli, branditi come un’ascia per sfondare porte, oltrepassare i limiti del reale e penetrare come una lama tagliente nel nostro inconscio. Lovecraft disse di lui che “se gli altri scrittori avevano basato la loro letteratura sul lieto fine, la virtù premiata, un didatticismo morale tutto esteriore, l’accettazione di valori e metri di giudizio popolari, e i sentimenti conformi alle idee artificiali della maggioranza, Poe aveva rilanciato la paura, il dolore, il disagio.”. Del resto, la sua vita non fu una passeggiata. Abbandonato dal padre, e orfano di madre dall’età di due anni, fu adottato da un commerciante di nome Allan, con cui i rapporti si deteriorarono molto presto.

Sempre in lotta con i suoi problemi di alcool, Edgar Allan Poe trascorse gli ultimi anni di vita in povertà, morendo in circostanze misteriose, a Baltimora, e divenendo, dopo soli 40 anni di vita, il simbolo incarnato del mistero e dei drammi più nascosti dell’uomo. A 171 anni esatti dalla sua morte, non ci resta che riconoscergli il merito di aver creato opere senza tempo e di aver narrato meravigliosamente le angosce quotidiane.