I 50 anni della legge sul divorzio

Vorremmo sapere di più di quella Dame En Blanc che abbiamo visto vicino a Coppi”. Era il 1954 e la presenza dell’amata Giulia Occhini accanto al Campionissimo Fausto Coppi durante il Tour De France costò loro la denuncia per adulterio. La prova del “letto caldo” dei carabinieri ne comportò l’arresto di lei e il ritiro del passaporto di lui.

Nell’Italia repubblicana l’adulterio era reato.

Erano gli anni del boom economico e del progresso tecnologico. Gli anni dei cambiamenti radicali e la discussione sull’indissolubilità del matrimonio e sulla famiglia fu il primo terreno di scontro fra la società civile e le istituzioni.

Il decennio dei Settanta si aprì con l’approvazione della legge sul divorzio. L’iter iniziò nella metà degli anni Sessanta, quando il deputato socialista Loris Fortuna depositò il  progetto di legge per estendere i casi  di scioglimento del matrimonio.

Il divorzio era già legalmente riconosciuto in molti paesi del mondo e in tutti gli Stati Europei del MEC. In Italia, il divorzio era, di fatto, consentito.  I matrimoni potevano essere annullati. Tuttavia, solo dalla Sacra Rota e nei casi di matrimonio rato e non consumato e per il privilegio paolino.

Calamandrei ne sottolineò, fin dall’Assemblea Costituente, l’ipocrisia: “L’annullamento del matrimonio funziona come divorzio per certe classi sociali; che, in realtà, il divorzio c’è in Italia per i ricchi e non per i poveri”. L’annullamento del matrimonio rappresentava l’escamotage dei ricchi.

Un ruolo decisivo nel dibattito lo assunse la campagna di appoggio alla legge del settimanale “ABC” di Milano. Il giornale inaugurò una rubrica “Lettere dei fuorilegge del matrimonio”. Gli italiani e le italiane si raccontarono. Vivevano dei matrimoni fallimentari, spesso erano separati, ma non potevano rifarsi una vita, né riconoscere i figli nati fuori dal matrimonio.

Giunsero circa 36.000 lettere alla Camera dei Deputati, tutte rivolte all’On. Fortuna e accomunate dalla forte richiesta di una legge sul divorzio, dalla richiesta della possibilità di far cessare un matrimonio sbagliato.

In parlamento la discussione fu accesa. L’Italia era spaccata in due e altresì all’interno dei due fronti le istanze divorziste e antidivorziste si rivelarono trasversali.

Da una parte, la Democrazia Cristiana di Amintore Fanfani e il Movimento Sociale. All’interno dei Democratici, oltre alla corrente che difendeva il baluardo della famiglia fondata sull’indissolubilità del matrimonio, c’era pure una corrente meno conservatrice.

Dall’altra, il mondo più progressista e, in prima fila, i Radicali di Marco Pannella ed Emma Bonino.

Il Partito Comunista, in prima battuta, non assunse una posizione esplicitamente antidivorzista, considerando i diritti civili quasi ostili ai diritti sociali.

Successivamente, il progetto di legge Fortuna venne modificato con le istanze liberali di Baslini e, dopo una lunghissima seduta parlamentare, nella nottata tra il 30 novembre ed il primo dicembre 1970 venne approvata la legge sullo scioglimento degli effetti civili del matrimonio.

Il Presidente Pertini annunciò il risultato alle 6 di mattina, con 319 voti favorevoli dei comunisti, socialisti, liberali e repubblicani e con 286 voti contrari dei democratici e monarchici.

Le ripercussioni politico istituzionali furono importanti tanto quanto quelle sociali.

L’approvazione della legge fu frutto di una mediazione politica all’interno della Democrazia Cristiana perché, nello stesso anno, venne approvata anche la legge di attuazione del referendum abrogativo. In questo modo, la frangia cattolica più intransigente, pur non avendo la maggioranza parlamentare, pensò di assicurarsi la successiva abrogazione, sulla scorta di una popolazione composta da una maggioranza di cittadini cattolici. Cosa che non avvenne, come dimostrò il successivo referendum del 1974.

La legge sul divorzio ha rappresentato il primo passo di rottura di riforma del diritto di famiglia verso la parità giuridica tra i coniugi.  Ne sono seguite riforme quali l’abolizione della patria potestà, il riconoscimento dei figli nati all’infuori del matrimonio, fino ad arrivare al divorzio breve e al riconoscimento delle unioni civili e delle convivenze.