Sul campo e fuori, la Serie A vista dallo Scarpino
Fuori dal campo
Ho il Covid. Il virus mi ha messo fuori campo. Grazie al mio sovreccitato sistema immunitario (credo sia merito dei sigari) sono paucosintomatico. È la prima manifestazione moderata della mia già non breve esistenza esuberante.
Ho Immuni. Ho la prova che è inutile, almeno in certe circostanze riservate. La vita dell’untrice vale a sacrificare il bene pubblico. Il Bluetooth l’ho spento perché lei è sposata o almeno ha una relazione stabile, non ho capito bene.
Ho scritto un post su Facebook, accorato, per denunciare quanto sia infido il virus che ti attacca senza che tu riesca a capire quando.
Balle, è stato quando l’ho baciata. Non vi baciate oppure baciate e sperate di farla immune.
Fuori dal campo 2
È morto Paolo Rossi. Fa più male che la morte di Maradona. Sconcerti sul Corrierone ha scritto che il suo mestiere era rubare il tempo. Concordo, ma non lo rubava solo in campo. Ha rapito il nostro tempo di giovani ancora intenti ad attaccare figurine.
Un campione discreto, un uomo dimesso e malinconico. Si fatica a scriverne perché i suoi gol e la sua vita hanno penetrato l’intimità di ciascuno che l’ha ammirato. Credo appartenga a tutti il ricordo dei suoi gol al Mundial di Spagna e la sua immagine con le spalle strette e penzolanti avvolte nella divisa a fasce bianche e rosse del Lanerossi Vicenza.
Punge lo stomaco sapere della sua sofferenza, leggere le sue ultime parole, sentire parlare l’amore della sua vita. Il Trap ha sintetizzato tutto con un tweet magistrale». Come i figli. L’amore per Pablito andava oltre le sue imprese.
Fuori dal campo 3
Fabio Paratici, chief football officer della Juventus, è indagato dalla Procura di Perugia nell’ambito dell’inchiesta sull’esame d’italiano taroccato di Luis Suarez. L’attaccante uruguagio necessitava di passaporto comunitario per aggirare le norme sul tesseramento degli extracomunitari. Fa specie apprendere che una procura apra un fascicolo sull’esame di italiano di un calciatore. Ma c’è di mezzo la Juventus, quindi i giudici inquirenti (ah, quella separazione delle carriere mai discussa) la tirano giù dura per ricavarne qualche titolone.
Ciò che v’è di più eccentrico è l’accusa rivolta al dirigente bianconero. Avrebbe nientepopodimenoche interpellato una Ministra, sua compagna di scuola, per avere indicazioni su come correttamente impostare la procedura burocratica. Insomma ciò che qualsiasi senziente farebbe per evitare di attorcigliarsi nelle astrusità della burocrazia Italia. L’unica che andrebbe indagata e incatenata insieme alle procure a caccia di titoli.
Sul campo
Nonostante i pauci sintomi del Covid, il cronista non è riuscito a seguire i match degli ultimi 10 giorni. Ha poco da dire, quindi, in questa sezione. Alcune osservazioni si possono azzardare.
Tre italiane su quattro hanno passato il turno di Champions e tre su tre quello di Europa League. Un ottimo risultato che, peraltro, produrrà i suoi buoni frutti nel campionato sia per il rafforzamento economico delle sei squadre passate avanti, sia per i benefici effetti, checché se ne dica sullo stress atletico, sul gioco e sulla mentalità.
Pecora nera(zzurra) l’Inter di Antonio Conte. Scarsa in un girone di mediocri (ivi incluso il Real, il peggiore del secolo).
Occorre usare le parole appropriate per usarne meno. Nella fattispecie l’unica utilizzabile è fallimento. Tattico di Antonio Conte, incapace di dare alla squadra, costruita secondo i suoi voleri, un gioco capace conforme al tasso tecnico della rosa. Mediatico per l’inadeguatezza sempre di Conte a gestire i rapporti con i media anche nell’interesse della società che lo stipendia. Economico per il mancato incasso del fiume di danaro delle competizioni europee, decisivo in un momento di grande crisi dei ricavi connessi alla tempesta covid. Societario laddove si consideri che Marotta ha voluto Conte e mediato la ricucitura estiva dopo le improvvide dichiarazioni rilasciate al termine dello scorso campionato.
L’Inter forse gareggerà per lo scudetto e potrebbe anche vincerlo. È probabile che accada. Non si basterà a rimuovere le le macerie lasciate dall’eliminazione di mercoledì scorso.
Sul campo 2
Ieri sera un Benevento gagliardo ha messo alle corde un Sassuolo appannato e inusitatamente costretto nell’angolo, anche prima dell’espulsione di Haraslin. Ma il Sassuolo ha vinto, per uno stupido quanto sacrosanto rigore causato da un mani di Tuia, e il Benevento ha perso. Ha tirato in porta decine di volte, sbagliando la mira, colpendo neroverdi immolati sul terreno, sollecitando il talento di Consigli, migliore in campo. Qualcuno direbbe che i sanniti hanno vinto ai punti o avrebbero meritato il pareggio. Sul campo contano i gol. Abbiamo visto decine di retrocessioni di squadre che avrebbero meritato pareggi e vittorie.
Il calcio è un gioco semplice, occorre mettere la palla alle spalle del partire avversario, anche se è bravo. Per farlo servono giocatori capaci di segnare, sempre o con una certa assiduità.