Il vero crimine contro i disabili. Contro Iacopo Melio

Iacopo Melio è consigliere regionale del PD in Toscana e, come si legge in calce alla lettera articolo inviata al direttore di Repubblica e pubblicata ieri, fondatore della onlus #vorreiprendereiltreno.
Asserisce che l’istituzione del Ministero della Disabilità sia un’atto di pietismo, una manciata di “punti tenerezza”.

Di pietismo e punti tenerezza, sennonché, trasuda la lettera del consigliere PD. Dà, infatti, per assodata la favoletta di non dover considerare speciali le esigenze dei disabili e delle diversità in genere. Con candore che potrebbe ritenersi autentico solo considerando Melio un beota inconsapevole delle dinamiche amministrative di questo paese, quale evidentemente non può essere svolgendo attività politica, basterebbe, dice, che tutti i ministeri tenessero conto delle diversità con approccio intersezionale (segnatevi questa parola che sta soppiantando resilienza). Basterebbe il Ministero delle Pari opportunità, perché in fondo i disabili, e questo è vero, hanno bisogno solo di pari opportunità. Fa finta di non sapere che, anche per opera del suo partito e delle donne del suo partito, “pari opportunità” è sinonimo di quote rosa.

A guardare la merda della quotidianità e delle pratiche del paese, onorevole Melio, prorompe, come un conato incontenibile, la necessità di urlare che all’inizio del terzo millennio i disabili in Italia sono ancora speciali. Che l’inclusione, come narrata da letterine disneyane meravigliose e perseguita da leggi d’avanguardia, è fallita.

L’Istat ha pubblicato nel dicembre 2019 uno studio dal titolo “Conoscere il mondo della disabilità“. Vi si legge, per esempio, in tema di istruzione: “sulla base di numerosi dati è possibile affermare che l’obiettivo di assicurare condizioni di pari opportunità ai disabili nell’istruzione è lungi dall’essere raggiunto, malgrado qualche significativo miglioramento. La quota di persone con disabilità che hanno raggiunto i titoli di studio più elevati (diploma di scuola superiore e titoli accademici) è pari al 30,1% tra gli uomini e al 19,3% tra le donne, a fronte del 55,1% e 56,5% per il resto della popolazione“.

Sul delicato e decisivo terreno dell’integrazione lavorativa, poi, scrive sempre l’Istat: “malgrado la lungimirante normativa resta rilevante lo svantaggio, nel mercato del lavoro, delle persone con disabilità. Infatti, considerando la popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni, risulta occupato solo il 31,3% di coloro che soffrono di gravi limitazioni (26,7% tra le donne, 36,3% tra gli uomini) contro il 57,8% delle persone senza limitazioni“.

Sono i dati, e se ne potrebbero fornire altri relativi alle relazioni sociali e allo stato di salute, a dirci che i disabili sono speciali. Non considerarli tali è un crimine.
L’Italia è questa, è con questa arretratezza che dobbiamo misurarci.

Il Ministero della Disabilità non è la panacea dei mali. Non sappiamo se aiuterà il paese a crescere sotto il profilo della neutralizzazione degli impedimenti che si frappongono tra i disabili (fisici o psichici che siano) e la possibilità che ciascuno valorizzi, alleni, migliori al massimo grado le capacità residue. Che ricevano assistenza più che sussistenza, che siano incoraggiati piuttosto che avviliti.

Le questioni da affrontare sono complesse, diversificate, radicate e radicalizzate. Una delega ad hoc, come quella istituita dal Governo Draghi, non discrimina un bel nulla. Può essere, e lo auspichiamo con vigore, di supporto agli altri ministeri nel coordinare gli interventi e nel calibrarli, orientandoli tanto a fare passi avanti che a evitare che si creino nuovi handicap.

Se nel 2020 vi è bisogno di un Ministero ad hoc e se una colpa va attribuita, essa spetta a tutti coloro che hanno governato il paese, dal centro alla periferia, negli ultimi 50 anni. Partito di Iacopo Melio incluso.

E a proposito di partiti, il consigliere regionale piddino mette nel minestrone della sua lettera a Repubblica l’attacco al dicastero con quello alla Lega.
La puzza di aver usato il tema della disabilità strumentalmente per una una meschina lotta partitica è forte. Dà la nausea. La stessa che ci attanaglia quando vediamo gli ascensori non accessibili nelle case popolari, la finta integrazione scolastica dei disabili psichici più gravi, seduti ai tavoli nei laboratori a disegnare e scarabocchiare.

Il Ministero alla Disabilità è speciale, è vero, come lo è la onlus di Melio. In un paese civile sarebbero superflui entrambi.