La bravura malandrina di De Luca. Campania zona rossa

Vincenzo De Luca, Governatore della Campania, è noto come lo sceriffo per il piglio decisionista e sbeffeggiatore con cui interpreta la sua attività di governo. È così sin dai tempi in cui era Sindaco di Salerno.

Il suoi metodi sono efficaci. Nel paese in cui per qualsiasi opera pubblica, dalle manutenzioni ordinarie alle grandi opere, è necessario passare per le forche di una babele di enti, leggi e TAR, De Luca è una sorta di Wolf di tarantiniana memoria. Si muove nella selva di DPR, D.L., D Lgs., regolamenti e circolari mai sforando nell’abuso o nel peculato. Va dritto ai suoi obiettivi, agitandosi tra i cristalli delle leggi burocratiche senza scalfire un bicchiere. Attraversa i labirinti degli uffici dei dirigenti, infestati da serpenti e liane, tracciando vie di uscita rapide e impensabili.

Nel mezzo del lockdown, lo scorso anno, ha scovato nelle pieghe del bilancio della Regione milioni di euro da destinare ai ristori per professionisti e imprese. I maligni dicono che si è pagato la rielezione. A noi piace stare ai fatti e se i fatti sono tali che consentono a un amministratore di guadagnare il consenso degli elettori, ben venga. I governanti si devono giudicare per quel che fanno.

De Luca è anche un grande attore. Ha i tempi del palcoscenico, sa stare nel dramma, nel melodramma e nella commedia. Con questo talento ammanta di aura epica la sua opera amministrativa.

Tutte le doti di cui abbiamo detto fanno di Vincenzo De Luca il campione indiscusso nella gestione della pandemia. I lumbard per una volta invidiano i campani.

Un fuoriclasse indiscusso e indiscutibile. Anche i fuoriclasse stancano, esasperano. Anche i fuoriclasse possono avere le le loro zone d’ombra.
De Luca ha governato la pandemia con mezzi e obiettivi esattamente opposti a quelli del Veneto, per esempio. Luca Zaia è un governatore di successo ma non ha la popolarità di De Luca. Ha messo in sicurezza la sua regione che pure ha avuto una diffusione enorme del contagio, lavorando sulla sanità, sulle strutture sanitarie, sui protocolli.

Vincenzo De Luca ha salavato sinora la Campania, e c’è da scommettere che ci riuscirà ancora, spargendo terrore e simpatia.
Lo sceriffo sa che la sua politica sanitaria se non è un fallimento poco ci manca, non avendo risolto alcuno dei nodi strutturali che ne fanno il buco nero d’Europa. Vincenzo De Luca sa che a Napoli e Caserta, l’esplosione del contagio avrebbe portato con se e tuttora porterebbe problemi non banali di ordine pubblico. È consapevole che l’aut aut drammatico postogli dalla pandemia è quello tra azzoppare la produzione e beiruttizzare larghi territori della regione.
Lo sappiamo anche noi e gli riconosciamo il merito di aver saputo evitare il peggio: morte e disordine civile.

Il tempo, però, porta i nodi al pettine. La scelta di arginare la pandemia, lasciando la sanità nello sfascio in cui si trovava, oggi ha i suoi contraccolpi.

La Campania, nonostante l’avvio impetuoso della campagna vaccinale, è zona rossa. Tutto il territorio regionale è in lockdown anche se in vaste aree i dati del contagio sono da zona gialla o bianca addirittura.

La politica pandemica di De Luca non è politica sanitaria, ma politica di ordine pubblico. La Campania è penultima in Italia per posti letto di terapia intensiva covid. Il numero dei posti TI Covid attivati è tra i più bassi d’Italia.
Certo non era immaginabile porre rimedio a cinquant’anni di malgoverno sanitario in un solo anno. Ma sta di fatto che la Campania è zona rossa perché le sue strutture sanitarie non sono adeguate.

Per nascondere questa verità De Luca ricorre a una narrazione parzialmente falsa del suo operato. Insuffla paura, criminalizza i comportamenti innocui e innocenti, ricorrendo a una denuncia di irresponsabilità destinata ad alimentare il pregiudizio razzista dei meridionali allergici alle regole. Il tutto assemblato con retorica da avanspettacolo.

Le conseguenze di questa politica iniziano a farsi gravi. Le popolazioni sono stanche e provate, psicologicamente ed economicamente. Le comunità i cui i dati epidemiologici non sono particolarmente allarmanti percepiscono come ingiustificata violenza la mancata zonizzazione all’interno della macroarea regionale. Ed è effettivamente ingiusto e intollerabile dopo un anno imporre restrizioni alla libertà personale ed economica perché le politiche sanitarie sono state inadeguate. Le chiusure , soprattutto se non strettamente necessarie, oggi producono danni competitivi, ritardano se non compromettono la possibilità di recuperare produttività e reddito.

In questo contesto, con l’esasperazione personale e collettiva ai limiti della controllabilità, le battute di De Luca irritano e oltraggiano il comune sentire piuttosto che suscitare ilarità.
Il cinismo del governatore e le sue dirette del venerdì sono oramai spettacoli macabri.

De Luca è stato bravo, ma la sua è la bravura malandrina di chi si arrangia tra le macerie. Le macerie restano macerie e i malandrini restano malandrini, incapaci di offrire prospettive di benessere sociale.

La bravura malandrina di De Luca ha stancato e deve finire.