Il fascino discreto della monarchia

Chiacchierata, contestata, amata e odiata: la royal family britannica non si è risparmiata nulla in secoli di storia in fatto di scandali, drammi, scivoloni e gesti epocali. Per questa ragione, alla notizia della morte del principe Filippo, il mondo intero si aspettava di assistere all’ennesimo episodio alla Beautiful in salsa coronata, come se si trattasse del matrimonio da favola di William&Kate.

Ed invece, fortunatamente, non è andata così.

Al di là dell’anacronismo monarchico, questa volta non ci sono stati dettagli pruriginosi da andare a scovare con i teleobiettivi, nessun abito da osservare troppo, niente cappelli bizzarri, niente orli di gonne di cui discutere. Ma il lutto di una famiglia quasi normale che, asserragliata nelle sue nobili mura, accompagna all’altra vita il nonno quasi centenario. Non fa più notizia Camilla, un tempo trattata a rango di concubina da tener chiusa in cantina, né tantomeno il principe Carlo, ormai canuto e arreso all’idea di non regnare. Ci sono due ex bambini, che rindossano il nero del lutto proprio come il giorno in cui diedero l’addio alla Lady più amata di sempre: forse soltanto loro due sono stati in grado di mettere in ombra il cordoglio per il nonno gaffeur di professione, mentre il mondo, voyeur, li osservava, separati dall’anonimo cugino, come protocollo imponeva.

Si rivolgono la parola? Si sorridono? Ma Harry riparte subito?

Complice la pandemia ed il rigido protocollo secolare, questa volta i Windsor ci stupiscono, e in bene. Il feretro trasportato da una Land Rover Defender TD5 130 come nei migliori funerali da film; niente divise né sciabole per gli uomini, che smettono i panni dei guerrieri e si degradano a livello di commoners; una manciata di uomini e donne in nero che incedono lenti e commossi, perché alla fine…sono umani anche loro. Nessuna gara tra le mise delle signore, niente cugine reali apparecchiate come sorellastre di Cenerentola, niente zoom su amici degli amici, guest star (no, Elton John è rimasto a casa anche lui) o parenti di 14esimo grado che ancora rosicano per la corona persa. Una Chiesa non gremita, i sudditi non assiepati o armati di bandierine, le teste basse, immobili, tra i banchi deserti tirati a lucido. Le lampade accese in una strana giornata di sole, così inusuale per l’algida Albione, un coro minimal di quattro persone a risuonare nel gotico inglese. Nessuna eccezione nel numero dei partecipanti, nelle distanze consentite e nell’uso delle mascherine: le norme anti-Covid valgono anche a Palazzo.

Poi c’è una donna anziana, della quale sappiamo tutto e non sappiamo nulla. Con i suoi cappellini buffi, i suoi abiti sgargianti, la borsetta al braccio. Imperturbabile, instancabile, di ferro al limite della crudeltà secondo molti, moderna ma di ghiaccio: eccola comportarsi come una vedova (quasi) comune, di nero vestita, silenziosa, sola, avanzare in testa a un corteo di parenti- spesso serpenti- per attendere in solitudine il corpo dello sposo mentre il mondo intero, là fuori, è pronto a cogliere le proprie lacrime e il fruscio del regale fazzoletto.

E quando tutto finisce, la bara va via come accade ai comuni, la Chiesa si svuota, e il drappello di reali in nero rompe le righe e si avvia su una strada sassosa come una comune famiglia sgangherata: l’autodiseredato Harry che cammina protetto tra il fratello e la cognata (e sia!), le principesse che arrancano sui tacchi a spillo lucenti, i mariti regali che offrono il braccio alle altrettanto regali mogli serrate nei soprabiti neri, un pugno di nobili adolescenti si sparpagliano liberi dal protocollo, i figli del defunto che avanzano spediti con gli occhi lucidi, via dal dovere. E poi lei, Elizabeth, che con il passo incerto sale nuovamente sulla sua Bentley State Limousine fiammante.

Eccezion fatta per il God Save the Queen, i cavalli, i colpi di cannone e le divise, questi britannici Malavoglia potrebbero sembrare una piccola famiglia borghese alle prese con il mistero della morte. Questa volta, però, i Windsor ci stupiscono per sobrietà e per buon gusto, concedendo spazio perfino a scampoli di umanità.

Anche i reali piangono: del resto, “A morte ‘o ssaje ched’è? … È una livella!”.