Quali sono i gatti più famosi del cinema?
I felini hanno quel fascino particolare di quel che è sfuggente, che non si può possedere mai del tutto. Della dolcezza mista all’imprevedibilità più estrema. Tigri, leopardi, giaguari…stupendi! Ma vogliamo parlare dei gatti?
Il gatto è il vero re tra i felini, colui che è riuscito ad addomesticare noi umani con la banalità delle fusa e degli occhioni dolci. Chi crede che sia accaduto il contrario forse si è confuso.
Idolatrato per secoli, considerato animale sacro in alcuni paesi e iettatore in altri – almeno nella versione nera – il suo fascino non ha lasciato immune nemmeno il cinema che spesso e volentieri lo ha reso protagonista. Alcuni dei supervillain per eccellenza avevano un gatto da accarezzare mentre ordivano minacce: Ernst Stavro Blofeld nella serie di James Bond, ma anche Don Vito Corleone.
Il loro carattere ambivalente, infatti, rende i gatti perfetti per tutti i generi, dalla commedia (Colazione da Tiffany e Susanna!) al film horror (Pet Sematary, ad esempio), passando per i film di genere (A spasso con Bob) e i musical (Cats!). Per non parlare poi dei cartoni animati. Qui il campo si allarga a dismisura. Da Shrek 2 e il successivo Il gatto con gli stivali, in campo DreamWorks, a praticamente tutti i classici Disney. Non si possono dimenticare i gatti più sfortunati della tv: Gatto Silvestro (Looney Tunes) e Tom (Tom & Jerry, di Hanna & Barbera).
Insomma, la lista è davvero infinita, ma ci sono alcuni film che non avrebbero funzionato senza la presenza dei gatti che, in effetti, sono il vero fulcro narrativo. Quali sono?
Batman Returns (Tim Burton, 1992)
Sequel riuscitissimo dello strepitoso primo capitolo di Batman, sempre targato Tim Burton, con un cast eccezionale che oltre a Michael Keaton comprende Denny De Vito, Christopher Walken e Michelle Pfeiffer. Proprio di quest’ultima vogliamo parlare. Il suo personaggio, Selina Kyle, è l’impacciata e sempre umiliata segretaria di un magnate dell’industria di Gotham City, Max Shreck.
Sarà lei a scoprire il segreto di Shreck che, per farla tacere, la getta da una finestra con l’intento di ucciderla. Ma un branco di gatti randagi circondano il corpo senza vita di Selina, tentando di mangiarla, quando lei si risveglia improvvisamente. La trasformazione è completa, ora non è più la dimessa segretaria ma Catwoman e darà filo da torcere a tutti.
Alien (Ridley Scott, 1976)
Jones, un gatto soriano rosso, è la mascotte dell’equipaggio dell’astronave Nostromo di ritorno sulla Terra dal pianeta Thedus. Sembra un personaggio secondario, in realtà Jones è fondamentale alla trama del film e infatti verrà mantenuto anche nel sequel firmato da James Cameron. Se “nello spazio nessuno può sentirti urlare”, il gatto riesce a vivere e sopravvivere, incredibilmente, ed è cruciale nelle scene che coinvolgono gli alieni.
Sarà lui il primo a scampare miracolosamente al primo incontro con l’Alien. È anche l’unico “membro” dell’equipaggio che può andare e venire liberamente dall’astronave mentre tutti gli altri rimangono bloccati e molte sono le teorie in merito. C’è chi pensa che sia l’alter-ego felino dello stesso regista, chi crede che esprima la quintessenza dei gatti, ovvero rimanere illeso anche quando sembra impossibile. Di sicuro Jones è presente anche quando non si vede ed è colui che collega le varie sequenze e crea momenti di tensione non indifferenti.
A proposito di Davis (fratelli Coen, 2013)
Potremmo considerare il film con Oscar Isaac come un’Odissea contemporanea, una ricerca di sé randomica. Lewyn è un cantante folk depresso, destabilizzato dal suicidio del suo compagno musicale e dalle ristrettezze economiche che vaga da un divano all’altro alla ricerca della sua identità e di una stabilità.
Ad accompagnarlo in questa peregrinazione c’è Ulisse (non a caso), un micione tigrato rosso, che sarà l’unico appiglio del protagonista. Lewyn lo incontra mentre dorme a casa di amici e, per caso, lo fa scappare. Una volta ritrovato i due diventeranno inseparabili e Ulisse, quindi, può considerarsi a tutti gli effetti – come la musica – uno dei protagonisti del film.
Colazione da Tiffany (Blake Edwards, 1961)
Forse il gatto più famoso di tutto il cinema è proprio quello senza nome di Holly nel film che ha consacrato Audrey Hepburn a icona mondiale di indipendenza e romanticismo. In Colazione da Tiffany, trasposizione per alcuni non all’altezza del romanzo di Truman Capote, Gatto è l’espressione in forma felina degli stati d’animo della protagonista, fondamentale per capirne la psicologia.
Non è un caso, ad esempio, che non possegga un nome proprio. “Io penso che non ho il diritto di dargli un nome perché in fondo noi due non ci apparteniamo, è stato un incontro casuale” afferma la ragazza e già questo è un primo indizio delle idee non convenzionali di Holly e di come siano veicolate dal felino. Ricordiamoci poi di come Gatto sia stato assolutamente indispensabile al finale del film, motore ultimo dell’amore tra i due protagonisti.
Una strega in paradiso (Richard Quine, 1958)
Per tutti gli amanti di Dylan Dog, Cagliostro è forse il gatto più conosciuto ma, come spesso accade nel fumetto del grande Sergio Bonelli, anch’esso è una citazione, un personaggio preso in prestito dal cinema. Cagliostro è infatti il protagonista felino di una divertente e romantica commedia, Una strega in paradiso, con protagonista Kim Novac (Kim è anche il nome della strega su Dylan Dog, non un caso).
In entrambi i casi Cagliostro è un gatto con potenti poteri magici, uno stregone, incarnazione – nel film – di un avo della bella protagonista. Nel fumetto, invece, il suoi tratti sono delineati in modo più oscuro e impenetrabile, i suoi poteri sono tali che potrebbe far scomparire il mondo se solo lo volesse.