ArtSquare e l’opera d’arte quotata in borsa: conversazione con Fabrizio D’Aloia

Difficile prevedere come evolverà il mercato dell’arte, quali saranno le sue traiettorie future. Certo è che qualcosa di significativo in termini di innovazione sta accadendo. Come testimonia la nascita della piattaforma ArtSquare.io. Ideata, tra gli altri (Francesco Boni Guinicelli e Giacomo Arcaro), dal protagonista della seguente conversazione, Fabrizio D’Aloia, visionario fondatore della Microgame (azienda di sviluppo di applicazioni per il web), appassionato d’arte ed esperto in innovazione tecnologica.

Come nasce ArtSquare?

ArtSquare nasce come progetto per innovare il mondo dell’arte, un mondo estremamente conservativo e da sempre uguale a se stesso, dove ci sono una serie di problemi strutturali che noi con questo progetto abbiamo cercato di risolvere. Nasce dalla passione per l’arte e per la tecnologia che condivido col mio partner Francesco Boni, entrambi partner dell’acceleratore di startup innovative digitali Istarter, sito a Londra. Dopo aver venduto l’ultima azienda mi sono dedicato a fare il venture capitalist, pur ripromettendomi di non tornare nel mondo dell’impresa come CEO. Ma l’inclinazione è sempre forte, c’è sempre il piacere di fare impresa, di fare progettualità, di fare innovazione. Il mondo dell’arte è un mondo che ha grosse barriere all’ingresso, è stato sempre considerato un settore di élite, in qualche modo un prodotto ad appannaggio di intellettuali, collezionisti o di soggetti facoltosi che disponevano del capitale per comprare opere d’arte per poi inserirle in una collezione piuttosto che tenerle semplicemente parcheggiate per il gusto di possederle. Tutto questo limita la dimensione dell’arte e limita anche gli artisti perché il numero di opere che vengono vendute ogni anno è esiguo rispetto al numero delle opere prodotte. È qui che nasce l’idea di utilizzare nuove tecnologie per ampliare questo potenziale mercato consentendo a tutti di accedere al mercato dell’arte e di investire in opere d’arte importanti anche senza disporre di tutti i capitali necessari per comprarle per intero. In pratica, nel mercato finanziario vengono quotate le aziende e chiunque può comprare un pezzo di un’azienda in funzione del capitale di cui dispone comprando delle azioni, noi abbiamo permesso di applicare questo meccanismo all’acquisto delle opere d’arte. Abbiamo creato una vera e propria borsa per quotare le opere d’arte. Quindi l’opera d’arte viene tokenizzata, termine che significa semplicemente che vengono emessi dei token digitali come se fossero delle azioni. Facendo uso della tecnologia blockchain.

In cosa consiste la tecnologia blockchain?

La tecnologia blockchain è una tecnologia che abilita questo progetto perché consente di creare sulla rete Internet dei token digitali con determinate caratteristiche, tra cui la caratteristica di poter essere emessi in un numero ben definito e non modificabile. Quindi se ne metto centomila resteranno centomila fino alla notte dei tempi, non potranno diventare novantanovemila. Non possono essere distrutti né modificati. In più, questi token possono essere trasferiti dal wallet di qualcuno al wallet di qualcun altro. Il token non è altro che una criptovaluta che rappresenta un pezzo della proprietà del quadro. Quindi noi, tokenizzando le opere d’arte, rendiamo disponibile l’acquisto delle opere d’arte a pezzettini. Quindi puoi investire cento euro in un’opera d’arte che ne vale centomila ed essere proprietario dello 0,1%.

Questa proprietà frazionata delle opere d’arte cosa comporta in termini di potenziale economico inespresso per il sistema arte?

Significa che fai affluire al mercato dell’arte nuovi capitali, fai affluire il capitale dei piccoli investitori. Per cui quella che era una piramide fatta di gallerie e collezionisti diventa una piramide molto più allargata perché vai a inserire alla base un afflusso di finanza proveniente dai piccoli investitori, che sono tantissimi. Questo ovviamente favorisce la compravendita di un numero maggiore di opere d’arte e va a beneficio degli artisti, quindi più artisti possono trovare spazio sul mercato.

Inoltre c’è pure una disintermediazione…

Questo risolve anche il problema degli elevati costi di transazione perché comprare un’opera d’arte è facile, venderla è molto complicato, perché ci sono delle commissioni consistenti. Se compri un’opera d’arte a un’asta paghi il 20% di commissione. Significa che dall’istante che tu la compri all’istante in cui la rivendi passa un periodo di tempo abbastanza lungo perché l’opera possa rivalutarsi almeno del 20% che tu hai pagato di commissioni. Investire in arte è un investimento che rappresenta un’immobilizzazione, perché non puoi immediatamente liquidare l’investimento, richiede del tempo, devi trovare qualcuno che è interessato a comprare interamente un’opera d’arte, ecc. Invece con la tokenizzazione è facile rivendere il token.

Si possono anche regalare i token?

Puoi anche regalare e trasferire token ma, soprattutto, puoi rimetterli in vendita al prezzo che desideri. Il sistema automaticamente fa confrontare domanda e offerta di chi è interessato a comprarli e a che prezzo è interessato a comprarli, quindi si crea un order book come avviene negli exchange in borsa.

Si può parlare di “democratizzazione azionaria”?

Se domani mattina devi comprare Microsoft, oltre a disporre dei soldi per comprare Microsoft, perdi un anno per la trattativa, però se devi rivenderla non è facile trovare chi se la ricompra. Comprare un’azione Microsoft in borsa, invece, avviene in un istante e la rivendi l’istante dopo con delle commissioni molto basse perché non hai bisogno di mettere dentro l’advisor. Tutto questo viene fatto un’unica volta quando l’opera viene immessa sulla piattaforma. Poi l’opera è a disposizione di chiunque.

Quali sono le possibilità di fruizione dell’opera da parte di chi è co-proprietario?

Ogni opera d’arte quando viene quotata sulla piattaforma viene quotata con uno smart contract, ovvero il set di regole che disciplina la relazione tra l’investitore e chi possiede l’opera, e possono essere diverse, opera per opera. Quando investi comprando i token per una specifica opera vedi le condizioni e i diritti che ti dà l’acquisto del token per quell’opera; se ti conviene fai l’investimento, altrimenti no. Per esempio, abbiamo delle opere in piattaforma che sono state quotate al 100%, nel senso che il proprietario ha messo in vendita l’intera opera, e succederà che alla fine del processo di listing, quando tutti i token saranno stati venduti, quest’opera sarà di nessuno.

Però ci sarà un’azionista di maggioranza

Nello smart contract è previsto che chi avrà la maggioranza relativa dei token in portfolio potrà reclamare il possesso dell’opera per sei mesi. Decorsi i quali chi sarà il nuovo azionista di maggioranza potrà a sua volta rivendicare il possesso per sei mesi. Se decide di non esercitare questo diritto il suo diritto passa al secondo. Il sistema automaticamente ti dà una chat con la lista di chi ha più token in portfolio così si crea una sorta di competizione. L’altra regola potrebbe essere quella secondo cui l’opera rimane esposta da qualche parte e tu hai il diritto di vederla possedendo il token. Le regole sono disparate. Così come, ad esempio, l’opera non può essere visibile perché viene quotata al 10% con un diritto di callback: io sono proprietario dell’opera, metto in vendita il 15% o 20% di quest’opera sul mercato, resto proprietario dell’altro 80% o 90% e mi riservo un diritto di callback, ovvero un diritto di poter riacquistare i token che ho venduto con un prezzo predefinito più un premio, perché se mi capita il collezionista in negozio che la vuole per intero, riacquisto la parte che ho venduto e la rivendo. Ci sono diverse possibilità e ognuno scrive lo smart contract come preferisce. ArtSquare crea democratizzazione e trasforma l’arte in un asset class. Così come puoi comprare un’azienda, un titolo, un’obbligazione, un debito, un immobile, analogamente puoi comprarti un’opera d’arte investendo quello che puoi permetterti e senza preoccuparti della gestione perché di fatto è un investimento finanziario: nel momento in cui vuoi rivenderti quel pezzo lo rivendi oppure se qualcuno vende l’asset ti liquida la posizione. Quindi è un concetto completamente innovativo. In più, nel momento in cui disponi dei token che rappresentano l’opera d’arte, il token può essere utilizzato come garanzia collaterale permettendoti di ottenere altri asset che ti danno un rendimento. Per la prima volta nella storia l’opera d’arte da immobilizzo diventa un asset che ti dà un rendimento. Fino ad oggi se volevi estrarre della liquidità, se volevi un flusso di finanza costante, l’unica possibilità che avevi era fittarti l’opera d’arte. Né più né meno di quando investi per comprarti un appartamento. Nel momento in cui l’opera d’arte viene tokenizzata, di fatto, fitti i token ed è come se fittassi l’opera d’arte, fitti la proprietà e il valore dell’opera d’arte. Alla gente interessa questo per poter fare attività finanziaria. Interessa che gli dai l’asset che utilizzano come collaterale per fare attività finanziaria. Un po’ come l’oro: l’oro è parcheggiato ma serve ad emettere dei titoli che rappresentano quell’asset sottostante e questi titoli li negozi con altri titoli come il petrolio, perché è un valore e come tale è negoziabile. Con questo progetto noi diciamo a un gallerista (che magari ha uno spazio espositivo insufficiente rispetto al materiale di cui dispone, precludendosi potenziali acquirenti) “tu hai un magazzino fermo, immobilizzato, noi lo tokenizziamo, immettiamo questi titoli sul mercato e questa roba comincia a rendere in un mese”. ArtSquare crea liquidità sul mercato, in più, è una piattaforma che si presta al crowdfunding. Se sono un’artista e voglio realizzare un’istallazione e ho bisogno di un posto per poterla realizzare posso tokenizzare il progetto, immetto i token che rappresentano una quota del progetto, raccolgo i soldi, realizzo il progetto. Realizzare il progetto, per chi ha i token, significa diventare co-proprietario del progetto finanziato e avere un ritorno sull’utilizzo del progetto. L’artista può anche dividere gli utili perché lo espone, fa pagare il biglietto per vederlo, vende i diritti di immagine e condivide questo ritorno.

Esistono delle piattaforme che presentano delle affinità con ArtSquare, ma sono strutturate in maniera diversa. Penso a OpenSea. Piattaforma in cui si utilizzano solo criptovalute e non c’è una mediazione da parte di un comitato di esperti. Ciascun utente posta la propria creazione artistica e gli attribuisce un valore arbitrario…

Il nostro è un approccio molto istituzionale. Ci rivolgiamo all’arte come asset class, quindi non trattiamo opere qualsiasi ma solo opere di artisti brandizzati che hanno la loro curva di apprezzamento nel tempo, che hanno un loro posizionamento nel mercato ben preciso. Cioè, così come nell’immobiliare esiste il concetto di location premium, ed è lì che investono i fondi immobiliari, analogamente nel mondo dell’arte il quadro di Pinco Pallino non è asset class, anche se costa tremila euro. Per considerare un quadro asset class devi avere un’artista che è brandizzato, che è sponsorizzato dagli attori del mercato, ovvero le galleria e le case d’aste dei collezionisti più importanti. Se parlo di Fontana, Warhol, ok, ma se parlo di Pinco Pallino, no. Esiste pure un Warhol che vale quanto un Pinco Pallino, ma uno è un asset class, l’altro no. Noi ci siamo posizionati nel mercato dell’arte sulle opere che sono considerate asset class, immettiamo finanza, per cui tokenizziamo e rendiamo vendibili i token utilizzando la valuta scelta dal venditore e io acquirente mi procuro quella valuta. Ovviamente, il venditore può anche adottare un doppio binario, una doppia valuta, così come noi possiamo consentire l’acquisto nell’ArtSquare coin, che è il coin che andiamo a emettere a fine anno e che costituisce il valore di cambio comune a tutti i quadri. Laddove vuoi venderti il token che hai comprato di un’opera e non trovi chi lo compra in quel momento, fai lo swap, puoi scambiarlo con l’ArtSquare coin, che è la cryptocurrency della piattaforma ed è trasversale a tutte le opere. Con l’ArtSquare coin ti compri il token di un’altra opera oppure lo converti in euro, dollari e ti riporti a casa i soldi, perché l’ArtSquare coin, essendo una criptovaluta, è scambiale con tutte le altre criptovalute. In sostanza, parliamo di concetti veramente innovativi per il mondo dell’arte, come la tokenizzazione, l’apporto di liquidità, la finanza, il rendimento, ecc.