Finito il Pride Month, è tempo di godersi La Dea Fortuna di Özpetek

Colorato, multi-genere, interclassista, corale. Assolutamente profondo. Sì, l’Özpetek che ci aveva fatto innamorare è tornato. Lo capiamo da subito, già dall’inizio del suo nuovo film La dea fortuna, disponibile in streaming su Amazon Prime Video.

La camera si apre in soggettiva, esplora una casa vuota e austera, soffermandosi sui macabri muri pieni di teschi e sulle urla di qualcuno chiuso dietro una pesante porta, per poi spostarsi repentinamente in una terrazza gremita, coloratissima che fa venir voglia di aggirarsi tra gli invitati di quel matrimonio che solo a vederlo sembra meraviglioso. Due modi di vedere la vita che si intersecheranno durante tutto il film fino a chiudere idealmente il cerchio solo alla fine.

Il tredicesimo film del regista italo-turco è un bellissimo ritorno alle origini. Abbandonata la cupezza di quella Napoli Velata che non aveva convinto, si torna alle atmosfere dei film che lo hanno reso famoso. In un quartiere che ha il carattere di quello di Le fate ignoranti, in cui ci si sente a casa, partecipi di una vita condivisa davvero, conosciamo il variopinto gruppo di amici e complici ma soprattutto conosciamo Arturo e Alessandro.

Loro sono una coppia ormai consolidata e nonostante la passione e l’amore, dopo quindici anni, si siano trasformati in un affetto importante, la loro relazione è in crisi da tempo e le differenze iniziano a pesare.

Alessandro (Edoardo Leo) è un idraulico dal fascino rude e sensuale, tanto “ruspante” fuori quanto fragile dentro; Arturo (Stefano Accorsi) è un intellettuale frustrato, passivo-aggressivo. Quando Annamaria (Jasmine Trinca), la migliore amica di Alessandro, gli lascia i suoi bambini in custodia per qualche giorno, la loro stanca routine avrà una svolta e i due dovranno prendere le misure con questa nuova situazione. La soluzione? Un gesto folle. Ma l’amore, in fondo, è uno stato di follia!

Lo ricorda sempre, Özpetek: l’amore ha mille forme, mille facce. E lui ce le mostra tutte. C’è l’amore in crisi di una coppia omosessuale, quello di una madre per la figlia transgender, c’è quello di chi combatte con i ricordi e si innamora ogni giorno di nuovo della stessa donna, ma anche quello incrollabile per un’amica. In ultimo, l’amore non dato.

«Di due persone dello stesso sesso si racconta sempre il primo incontro e mai la fine»

È il regista che parla, ma i bacchettoni possono stare tranquilli: non c’è nemmeno un bacio! Ma poi, a chi interessa che si parli di una coppia gay? La storia è talmente reale e intensa, profonda e delicata allo stesso tempo, che ci si dimentica totalmente che quella coppia è formata da due uomini, perché tutto è orchestrato così bene che è davvero irrilevante l’orientamento sessuale di chiunque. Sono loro, siamo noi, siete voi.

In questo film Özpetek non si dà limiti e si concede tutto. A partire dalla musica che accompagna egregiamente ogni singolo stato d’animo restituendocelo in tutta la sua potenza. Così fa Mina con Luna Diamante, la splendida ballata scritta insieme a Ivano Fossati, ma anche Diodato che ci accompagna alla fine con Che vita meravigliosa. È però Aldatildik a essere profondamente in sintonia con tutto il film e la sua Sezen Aksu rispecchia tutto quello che Özpetek è.

L’intensità degli sguardi di un Edoardo Leo al massimo della forma – bravissimo nel mescolare dramma ed effervescenza – difficilmente ce la si scrolla di dosso. Del pari difficile da dimenticare il monologo di Stefano Accorsi che, diciamolo, con Özpetek dà il meglio di sé. Termina il film, resta il desiderio di voler ballare sotto la pioggia per liberarsi dei pesi che ci si porta dentro.

«La Dea Fortuna ha un segreto, un trucco magico. Come fai a tenere sempre con te qualcuno a cui vuoi molto bene? Devi guardarlo fisso, rubi la sua immagine, chiudi di scatto gli occhi, li tieni ben chiusi. E lui ti scende fino al cuore e da quel momento quella persona sarà sempre con te».

Una delicatezza che ricorda Hamam – Il bagno turco. Una profondità di sentimenti che rimanda a Le fate ignoranti e soprattutto la potente vivacità di Mine Vaganti: questo è La Dea Fortuna. Il Pride Month è terminato, è il caso di mettere da parte ogni eventuale pregiudizio e godersi una storia come questa. Lascia il segno.