Guerra fredda e diplomazia sommersa nella prima biografia su Fabio Luca Cavazza

Se oggi chiedeste a un senatore statunitense quale sia la funzione del Patto Atlantico, con molte probabilità, non saprebbe rispondervi. Eppure, l’alleanza militare con la superpotenza americana, sancita nel ’49, e che nel corso della guerra fredda ha rappresentato il blocco occidentale in opposizione alla sfera d’influenza sovietica, è stata la direttrice su cui si sono giocate le sfide più importanti per il nostro Paese: da quella culturale a quella politica, economica e militare.

Grazie agli studi degli ultimi anni, è stato possibile rintracciare un secondo livello, ‘sommerso’, della guerra fredda, costituito dalle relazioni internazionali con personaggi influenti negli ambienti dell’amministrazione americana, ma non ufficialmente integrati nella struttura della diplomazia nazionale. 

Fabio Luca Cavazza è l’esempio tipico del non state actor della nostra Repubblica, una figura che lo storico Francesco Bello ha ricostruito nel volume “Diplomazia culturale e guerra Fredda. Fabio Luca Cavazza dal Mulino al centrosinistra” (“Il Mulino” pag. 288 €26), fresco di stampa.  

Nella prima biografia su Cavazza, Bello ha ricostruito la storia dell’intellettuale, che è stato tra i fondatori della rivista «il Mulino» (1951) e dell’omonima casa editrice (1954). Grazie all’accesso all’archivio custodito dai figli Marianna e Federico Cavazza, e al ricorso a una pluralità di archivi italiani e americani, lo storico ha potuto per la prima volta tratteggiare il singolare ruolo avuto da Cavazza tra gli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, nel tessere i rapporti fra il mondo culturale e politico italiano e quello americano.

Da un lato, con gli altri amici del Mulino, contribuì a importare nel nostro paese la cultura sociologica e politologica statunitense, dall’altro si ritagliò un inedito ruolo di facilitatore dei rapporti Italia-Usa, promuovendo la conoscenza reciproca delle due rispettive amministrazioni. Ciò gli permise di risultare decisivo nel chiarire e far accettare all’amministrazione Kennedy la svolta politica del centrosinistra.

Fabio Luca Cavazza fu l’uomo delle mediazioni e delle diplomazie parallele. Poco noto per essere stato il primo direttore de “Il Sole 24 Ore” nella versione unificata delle tue testate (“Il Sole” e “Il 24 Ore”), riconquista grazie a questa prima biografia a lui dedicata, uno spazio inedito nel panorama politico e culturale dell’Italia del dopoguerra. 

Autore:

Francesco Bello è borsista presso la Fondazione Einaudi di Torino e svolge attività didattica e di ricerca in Storia contemporanea nell’Università di Napoli Federico II. Nel 2018 la tesi da cui origina questo libro ha vinto il premio Spadolini Nuova Antologia. I risultati delle sue prime ricerche sono stati pubblicati nel volume Fabio Luca Cavazza, La Nuova Frontiera e l’apertura a sinistra in Italia. Il Mulino nelle relazioni politico-culturali tra Italia e Stati Uniti (1955-1963), Giannini Editore, Napoli, 2016, pp. 312.Ha curato inoltre il volume Bruno Zevi intellettuale di confine. L’esilio e la guerra fredda culturale italiana, 1938-1950 (Viella 2019) che mercoledì prossimo verrà presentato presso il Centro Studi Americani con Giuliano Amato, Giudice della Corte Costituzionale e Presidente Onorario, Piero Craveri, Professore Emerito di Storia Contemporanea all’Istituto Suor Orsola Benincasa e Presidente della Fondazione Biblioteca Benedetto Croce, Roberto Dulio, Professore di Storia di Architettura al Politecnico di Milano e Massimo Teodori, Professore di Storia e istituzioni degli Stati Uniti. A moderare sarà Daniele Fiorentino, Direttore Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Roma Tre e Direttore del Cispea (Centro Interuniversitario di Storia e Politica euro-americana).