A cosa serve un governo?
Con diversi interventi si è svolto su questo giornale nei giorni scorsi un dialogo sul ruolo dello stato e la compatibilità democratica di provvedimenti governativi restrittivi della libertà personale, emanati con la motivazione del contenimento del contagio da coronavirus.
In quegli stessi giorni, e precisamente il 17 marzo scorso, è apparso sul Los Angeles Times un articolo dal titolo “Covid 19 ci ricorda che il governo non è il nostro nemico” a firma di Susan Crawford, professoressa alla Harvard Law School.
Tarato sulla realtà statunitense, la disamina della studiosa statunitense, mutatis mutandis, pare calzante al nostro paese.
L’analisi della Crawforfd si dipana dalla crisi sanitaria e finisce per affrontare temi quali il climate change e la rete infrastrutturale delle telecomunicazioni. L’approccio è pragmatico, come si addice a chi vuole sollecitare riflessioni e porre questioni di governo piuttosto che sollevare polemiche partigiane.
COVID-19 reminds us that government isn’t the enemy
La crisi del COVID-19 cresce ora dopo ora e la sua colossale cattiva gestione da parte del governo federale – pochi e fallaci test e le false affermazione del Presidente Trump circa il contenimento del virus – potrebbe finalmente svegliare la nostra compiacente nazione.
Abbiamo disperatamente bisogno di un governo coraggioso e competente. Nel 1932, Franklin Roosvelt, sbandierò questo messaggio per incoraggiare le masse e poi rapidamente assemblò strutture governative fondate sull’idea che la pianificazione e il supporto governativo fossero necessari per mantenere la sicurezza, offrire opportunità a tutti, assicurarsi che nessuno restasse indietro. È davvero orribile che sia necessaria una crisi per ricordarci a cosa di buono serva un governo, ma è esattamente ciò che sta accadendo.
Dopo l’era Reagan e 40 anni di svuotamento del governo, l’idea stessa che il settore pubblico sia rilevante per il nostro benessere è divenuta impopolare.
Molti americani paiono considerare il governo quale fattore impeditivo dell’American dream, un vetusto, incompetente esattore di tasse da eludere e ridicolizzare. Si è creato così un invisibile circolo vizioso, il disprezzo popolare ha determinato una situazione nella quale le agenzie governative non hanno né denaro né competenze per fare ciò che andrebbe fatto.
Adesso è arrivato il momento di pagare il conto. E sebbene la crisi sanitaria oggi sia in cima alle nostre preoccupazioni, ci sono numerosi altri problemi analoghi – forse nessuno più grave della nostra cecità rispetto alla inevitabile necessità di adeguarci al climate change.
Comunità in tutto il mondo sono colpite dal rapido innalzamento del livello dei mari, dalle inondazioni dei fiumi, dal caldo estremo. Alcuni paesi stanno prendendo sul serio questi problemi. Singapore ha pianificato di spendere a breve 75 miliardi di dollari per poter fronteggiare l’innalzamento delle temperature e le inondazioni. Gli olandesi stanno programmando interventi per i prossimi decenni, mettendo in conto di doversi spostare a est per salvare il paese.
E noi? Ogni mese che passa procediamo verso l’apocalisse.
Anche per un aspetto basilare come l’accesso a internet gli americani sono indietro – e sembrano non rendersene conto. Questa settimana aziende e scuole stanno chiudendo e lasciando le persone a casa, dicendo loro di lavorare e studiare da casa. Ma la grande maggioranza degli americani non dispone di un accesso a internet affidabile e ad alta velocità, tale da poter unirsi da remoto a conferenze e lezioni.
Perché? Perché mentre siamo convinti che l’America sia leader mondiale dell’innovazione online e disdegniamo qualsiasi ruolo del governo in questo settore, siamo diventati una nazione di terzo mondo nel settore delle comunicazioni.
Di contro, per esempio, la Corea del Sud si è risollevata dalla propria miseria e ha realizzato connessioni internet capillari. Il governo coreano sa che un sistema di comunicazioni a prezzi accessibili non sarà mai reso disponibile da un settore privato deregolamentato.
Investimenti pubblici e programmazione rendono possibile una società connessa. I sud coreani sono rimasti scioccati quando hanno riscontrato che negli USA la connessione è così limitata da potersi ritenere adeguata a una vacanza in campagna.
La Corea del Sud è un paese che programma e sostiene infrastrutture di base, comprese quelle sanitarie. Non per caso quando il virus è arrivato , la Corea del Sud era pronta con decine di migliaia di test anche alle persone in transito. The Atlantic ha riportato che poco meno di 5000 americani sono stati sottoposti al test. Allo stesso punto dallo scoppio dell’epidemia, la Corea del Sud aveva svolto 100.000 test, avendo una popolazione pari a un quinto della nostra.
A cosa serve il governo? Si suppone a mantenerci al sicuro e ad assicurarci la possibilità di prosperare.
Già in passato ce ne siamo dimenticati. Servì la catastrofe del terremoto di San Francisco nel 1906 e la conseguente crisi finanziaria per convincere gli americani di ogni schieramento politico che una tassa federale sarebbe stata una buona idea. Nel momento dell’instabilità e della sofferenza, ciascuno ricordò che tutti gli americani erano sulla stessa barca.
L’attuale crisi sanitaria è un’occasione da non perdere. Abbiamo bisogno di un settore pubblico ben finanziato e ben funzionante che attiri le migliori menti. “Questa nazione durerà come è durata sinora”, disse Franklin Roosvelt nel suo discorso di insediamento nel 1933. Può darsi. Ma dobbiamo cambiare il nostro agire se vogliamo che quelle parole diventino realtà.
Sin qui l’articolo del Los Angeles Times.
In conclusione, per l’Italia vien da aggiungere una citazione da “Che cos’è la Costituzione” l’opuscolo che Arturo Carlo Jemolo stese per illustrare al popolo italiano il senso della legge fondamentale che i costituenti si accingevano a redigere. Scrisse l’insigne giurista cattolico:
“
né la pace dei popoli, né la giustizia sociale, né alcun altro bene è suscettibile di conquiste definitive: ogni generazione deve dare la sua prova.
Arturo Carlo jemolo
Il popolo italiano è chiamato in queste ore, vieppiù nei prossimi mesi, a prove durissime. È necessario ricordare le parole e l’impegno dei costituenti per riaffermare il valore imprescindibile della democrazia e della libertà, suo necessario presupposto. Occorrerà dar prova, tra l’altro, di saper selezionare governanti competenti e dalle lunghe vedute, incardinate sui principi fondamentali ella Costituzione.
COVID-19 reminds us that government isn’t the enemy, Susan Crawford, Los Angeles Times, 17 marzo 2020, pagina A9.