Milioni di amanti in quarantena e due sulle Onde

La quarantena cui siamo, nostro malgrado e di buon grado, sottoposti, realizza il distanziamento sociale, l’allontanamento di ciascuno dal prossimo per rallentare lo scorrazzare del coronavirus, mostriciattolo che facilmente cambia albergo.

Gli alberghi, intanto, sono penosamente vuoti di turisti e di amori. 
Alberghi vuoti e amori assenti evocano viaggi al mare, allo stato di difficile pianificazione. Si vagheggia allora di seduzioni marine senza sviluppi o dai tristi sviluppi. Torna in mente, per una qualche alchimia delle associazioni di pensiero, il bellissimo Onde di Eduard von Keiserling, storia d’amore con fuga e triplo salto mortale, tra la bellissima Doralice, giovane coniuge di anziano nobile, e il di lei ritrattista Hans. Scappano sulle dolci e bionde dune di sabbia in riva al Baltico (mettete in agenda la penisola di Neringa per viaggi futuri) con la foga della passione. Portano pettegolezzi, fremiti, agitazione, scompiglio tra i residenti e i ricchi villeggianti. La decadenza dei sensibili, il perbenismo, lo scorno, il proibito e il segreto. Tutto è disegnato da von Keyserling col tratto dell’impressionista della letteratura che gli è ascritto a merito. Un libro che sopperisce alla quarantena dell’amore.

Eh già, anche l’amore è in quarantena, ma nessuno lo dice. È sottaciuto dalle rubriche soffici, dai rotocalchi, dai magazine. Non se ne ha traccia nemmeno sui social, lo speaker’s corner da cui ciascuno declama parole di lamento per l’universo mondo. Deve essere per lo stesso meccanismo narrato in Onde. I benpensanti, i perbenisti, non riescono a riconoscere pubblicamente le incrinature della superficie patinata dell’amore incasellato in relazioni ufficiali. 

Nessuno, così, si lamenta del distanziamento dall’amore. Eppure è feroce e irrimediabile la quarantena per chi ama. E’ sospeso il contatto incorporeo di prossimità, il respiro comune, lo sguardo fugace, l’intesa estemporanea nell’universo estraneo, il sorriso, la tenerezza di un’espressione (tutti dipinti nelle pagine di von Keyserling). Sono parimenti sospesi tocchi, baci, carezze, sniffate, slinguate e porcate (per i surrogati chiudere Onde e passare a pornhub, il cui link non aggiungo). I prodigiosi e bistrattati, fino a ieri l’altro, mezzi telematici che la tecnologia ci dona per le call (è figo fare una call, era figo, anzi, oramai cani e porci sono in call), ora sono magnificati a furor di popolo. Non servono all’essenziale, però, non servono all’amore. Basti pensare, del resto, che la didattica scolastica a distanza usa Skype, per comprendere quanto il mezzo sia anaerotico, antierotico, controerotico.

L’amore e il sesso vivono la tragedia della quarantena e non se ne parla. Non mi capacito. Nemmeno una mezza canzoncina su Facebook, che so una banale I want Your Sex di George Michael o una Sex bomb dell’ammiccante Tom Jones né una esplicita e sporcacciona Darling Nikky di Prince. Nulla. Tutti casti e morigerati nel talamo coniugale.

Eppure i numeri indurrebbero a pensare ad altro. Vediamo. La popolazione italiana è pari a poco più di 60milioni di residenti (fonte ISTAT). Per il 52% è femmina, il residuo, lo scarto (voglio apparire antisessista facendo il sessista antimaschio, il che non è considerato sessismo, appunto), sono maschi.
Secondo un articolo apparso a giugno scorso sul supplemento dell’edizione online del Corriere della Sera, La 27ma ora, una donna su tre tradisce. Dei maschi, uno su due. Calcolatrice alla mano, facciamo i conti: 16 milioni di donne fedifraghe, 19 milioni di stronzi puttanieri (vale sempre l’osservazione precedente, per non essere tacciabile di sessismo, faccio il sessista antimaschio).
Ci sarebbe da considerare i single e i fidanzati ma abbiamo fatto i calcoli sul totale della popolazione e poi, ai nostri fini, abbiamo solo bisogno di grandezze. E son grandezze rilevanti: 35 milioni di amanti distanziati dalla quarantena, 35 milioni di: frullino, sei il mio battito d’ali che non frullano e non battono più.

Il nazismo del coronavirus ha sterminato l’amore e il sesso. Più che di quarantena dovrebbe parlarsi di clausura. Ne prenda atto la Protezione Civile, si preparino i test per le infezioni innominabili e quelli per ormoni in subbuglio. E si bloccasse, infine, l’esportazione di lenti e lentine destinate a correggere l’epidemia di cecità che potrebbe attenderci (e qui c’entrano i preti piuttosto che Saramago).

Che faranno 35 milioni di amanti distanti? Si la famiglia, il partner abituale e via discorrendo. Ma questi sono impicci che già c’erano. La novità è la distanza. Oltre a scambiare immagini e discussioni pruriginose in chat, poca roba trash, penosa (forse l’aggettivo è allusivo, ma non mi va di trovare un sinonimo visto che scrivo nel cuore della notte) già alla seconda volta. Amore e sesso sono esperienze multisensoriali, non multimediali. Cosa fanno gli amanti al tempo del coronavirus?
Io e Roberta, una mia amica (amica, solo amica, malpensanti), abbiamo qualche idea. Ma è un’altra storia e un altro articolo.

Per ora una prece per i 35milioni di amanti in clausura.

Eduard von Keyserling, Onde, pagg. 205, Marcos y Marcos