Cinque letture dal premio Gregor Von Rezzori Città di Firenze

Lontano dai luoghi culturali più noti di Firenze, è stato celebrato anche quest’anno il Festival degli Scrittori.

Organizzato dalla Fondazione Santa Maddalena, il festival di letteratura internazionale promuove l’incontro tra scrittori contemporanei, traduttori e pubblico.

Santa Maddalena è la casa immersa nel bosco nell’immediata periferia fiorentina in cui si sono trasferiti la gallerista e mecenate Beatrice Monti della Corte e lo scrittore mitteleuropeo Gregor Von Rezzori, dopo essersi sposati.

Rezzori ha vissuto e lavorato lì fino alla sua morte, nel 1998. Due anni dopo, la Monti ha fatto del casale una residenza per scrittori e, successivamente, ha fondato il Premio Gregor Von Rezzori Città di Firenze per commemorare la personalità e l’opera del marito. Il premio viene assegnato da una giuria internazionale, presieduta dalla stessa Monti, alla migliore opera di narrativa straniera, tradotta e pubblicata in Italia nell’anno precedente e scelta tra una cinquina di finalisti. Un ulteriore riconoscimento è attribuito alla migliore traduzione italiana.

L’apertura del festival si svolge nel monumentale Cenacolo di Santa Croce, con una lectio magistralis, affidata a grandi scrittori di fama internazionale (Margaret Atwood, Michael Cunningham, Dany Laferrièr, per citarne alcuni). Durante la manifestazione, poi, si tengono incontri con gli autori finalisti e i traduttori nei caffè letterari, nelle librerie e nelle biblioteche della città, fino alla cerimonia di premiazione che si celebra nella Sala D’armi o nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.

Quest’anno il premio è stato attribuito a Richard Powers autore de “Il sussurro del mondo”, già vincitore del Premio Pulitzer 2019 per la narrativa.

Le storie dei nove protagonisti del romanzo si intrecciano a quella degli alberi in mezzo ai quali vivono. I boschi e le foreste d’America non sono una semplice cornice, uno sfondo di grande bellezza su cui commuoversi, ma veri protagonisti che affascinano il lettore.In questo sorprendente romanzo le radici dei vari personaggi sono sparse per l’intero pianeta, dalla Cina alla Norvegia e all’India, fanno parte di una storia che ci riguarda tutti, tocca l’intero universo, assume un respiro cosmico” ha scritto la giuria nella motivazione. 

Emozionante l’incontro, condotto dalla scrittrice Maylis de Kerangal, con Philippe Lançon, autore de “La Traversata”. 

Giornalista, romanziere, critico letterario e d’arte, Lançon lavorava per Charlie Hebdo. Il giorno dell’assalto dei terroristi islamici (7 gennaio 2015) era in redazione ed è rimasto ferito. Nel libro racconta la sua esperienza dal giorno prima dell’attentato.

Commovente il momento in cui ha paragonato il suo vissuto ospedaliero, un tempo monopolizzato dalle terapie e dalle operazioni, a quello di Robinson Crusoe sull’isola deserta. Come il naufrago si reca presso il relitto al largo per cercare oggetti necessari della vita quotidiana che diventano dei tesori, così Lançon, nella solitudine della stanza dell’ospedale e della sala operatoria, racconta di aver iniziato a raccogliere gli oggetti del relitto che galleggiavano al largo della sua vita precedente, libri, arie musicali, quadri; poi, progressivamente, il mare gli ha restituito altro.

Emerge dal suo racconto l’essenza dell’arte, che è una risorsa nella solitudine e nella difficoltà della vita di ognuno e restituisce la vita in maniera assoluta.  

Samanta Schweblin, intervistata da Andrea Bajani, è una scrittrice argentina di fama internazionale e finalista quest’anno con il libro “Kentuki” (scritto e letto così, non “Kentaki”). Kentuki è un piccolo peluche, di diverse forme, che contiene una telecamera utilizzata e telecomandata da persone che possono guardare nella casa e nella vita degli altri, dietro loro consenso. Espediente narrativo per raccontare le relazioni degli esseri umani, il peluche Kentuki risponde al bisogno archetipico di essere visti, dice Bajani, ma fa anche emergere quella che è la contraddizione insita nella tecnologia : entra nella società in maniera attraente e poi fallisce, quando diventa sostitutiva della realtà. 

Il Gioco di De Niro”, scritto nel 2006 e pubblicato in Italia solo lo scorso anno, racconta la Beirut degli anni Settanta e Ottanta, tramite le storie di due amici. Scrittore della diaspora, come si è definito nell’incontro con Albert ManguelRawi Hage riferisce di aver attinto dalla letteratura dell’Est Europa tutto il surrealismo che gli ha consentito di trattare con umorismo determinati drammi dei suoi romanzi. Interessante il punto di vista di Manguel che attribuisce al romanzo finalista la struttura narrativa della sceneggiatura cinematografica e non solo per l’esplicito richiamo al film “Il Cacciatore”, ma anche perché Hage si è formato primariamente nell’arte visiva della fotografia di cui la scrittura, rivela, è stato un naturale prolungamento.

Intriso di sofferenza e forza è l’incontro con Khaled Khalifa, finalista con “Morire è un mestiere difficile”. Nel raccontare il viaggio ad Aleppo per trasportare la salma del padre del protagonista, lo scrittore parla della Siria di oggi. 

Nell’intervista con Hisham Matar, emerge la prevalenza, nei suoi libri, dell’essere umano e della sua condizione in Siria. Nel preservare la sua identità di scrittore siriano, che si è opposto a tutte le parti in lotta, parla del dolore e dell’angoscia come elemento di un patrimonio collettivo, così come del grande merito del popolo siriano, quello di non arrendersi mai. Khalifa rifugge il ruolo di speculatore intellettuale, assumendo la responsabilità culturale di uno scrittore che sta sempre dalla parte degli sconfitti.  

Il premio per la migliore traduzione è stato assegnato quest’anno a Monica Pareschi, per “Cime Tempestose“, pubblicato da Einaudi nel 2019. Fortemente evocativa l’immagine del traduttore come minatore che si immerge nell’opera e deve estrarne il senso, che non è universale, ma storicizzato, dice Andrea Landolfi, docente di Letteratura Tedesca e Traduzione Letteraria nonché Presidente della sezione Traduzione del Premio, al punto che Cime Tempestose dismette la sua veste romantica per lasciare posto all’essenza di una storia di violenza.

Richard Powers, Il Sussurro del Mondo, La nave di Teseo, pagg. 752, € 22
Philippe Lancon, La Traversata, E/O Edizioni, pagg. 464, € 19
Samantha Schweblin, Kentuki, Edizioni Sur, pagg. 200, € 16,50
Rawi Hage, Il Gioco di De Niro, Playground Libri, pagg. 272, € 18
Khaled Khalifa, Morire è un mestiere difficile, Bompiani, pagg. 208, € 17
Emily Brontë, Cime tempestose, Einaudi Editore, pagg. 392, € 21