Miranda, l’arte italiana di fare l’osteria

In tempo di lockdown una recensione flashback.

Miranda era il nome di una donna molto bella, charmant quanto una francese e del resto a Parigi ebbe una casa in cui mi ospitò.
Ci si affacciava sull’insegna noveau della Metropolitaine e l’Arc de triomphe de l’Étoile. Non si sarebbe mai voluti andar via da lì. Da quella donna in quel posto, da quelle voluttà musicate dal cigolio dei listelli del vecchio parquet. Chiudendosi il portone alle spalle, per uscire su Kleber e altra vita, nessuno avrebbe scampato una mutilazione del cuore.

Un’altra Miranda, un altro pezzo di cuore. A Lucca. Non è una locandiera ma una locanda, accogliente, però, quanto le tette di una locandiera che qui, invece, è un maschio. Gianluca, gagliardo di muscoli, modi e corpuratura. Mustacchi ispidi, volto spigoloso, sguardo vivace, svezzato da lunghi misteriosi corsi. Gli avambracci ferrei sempre scoperti. Lo si direbbe un marinaio, un capitano. Racconta di un commercio di articoli sportivi gestito in un ante cui si fa fatica a credere.

È lui, ad ogni modo, che ora timona la sala in cui campeggiano vecchie targhe pubblicitarie di latta alle pareti. Un potpurri di lampadari anni ’70 irradia luci avvolgenti e proietta ombre sinuose attraverso le vetrate affacciate sulla strada. Chincaglierie varie. Legni affumicati dalle parole degli astanti e vecchie credenze pastello. Bancone da salumaio e un’estesa cantina di vini d’ogni pregio.

Un ambito d’antan che fa domestico, in quest’angolo appartato, appena dentro le mura, varcate a porta Santa Maria, a pochi passi dalla splendida basilica di San Frediano e da quell’anfratto di cultura fervente che da più di duecent’anni è la libreria Baroni. Miranda non la si trova riportata sulle guide, ma è un approdo tra i più accoglienti e confortevoli di Lucca.

Il menù, proprio quello scritto, cede nell’esaltazione speciosa della materie prime e dei fornitori. Un po’ pop, un po’ marketing. Passi.
In cucina si oscilla tra classici poliglotti come gli spaghetti alla Nerano (per eventuali turisti dispersi, ben pochi arriveranno in questo ristoro riparato) e prelibatezze creative a partire da produzioni locali. Indimenticabile il raviolo con salsa di fagiolo rosso di Lucca e cacao.

In questo santuario misconosciuto, espressione superba dell’ineguagliabile arte ristoratrice italiana, i piatti sono tutti elaborati con destrezza popolare, aggraziata dallo studio e dal piglio vivace del cuoco.
Il baccalà è sempre buono e le carni bianche mai banali. Dolci superlativi. Il menù varia e vale sempre, l’esplorazione ha attraversato le stagioni e sorretto le seduzioni. Più d’una falsa Irene, ideale inarrivabile, abbia visto illanguidirsi.

Questa recensione giaceva scritta e non battuta da un po’, forse per il riserbo dovuto al segreto asilo di solitudine.
Oggi che il virus me lo rende alieno e irraggiungibile, ne scrivo per devozione e dolce rimembrar.

Osteria Miranda
Lucca, via dei Carrozzieri, 27
tel. 0583 952731
€ 30/35

Libreria Baroni
Via san Frediano, 26
0583 462296