I virus vivono a scrocco e sono i padroni del pianeta
Homo sapiens, l’umano moderno, compare in Africa all’incirca 200.000 anni fa per diffondersi successivamente negli altri continenti. L’origine dei virus è ben più remota, 3 miliardi e mezzo di anni fa erano già presenti come fagi, parassiti delle prime cellule batteriche.
Se paragonassimo la comparsa della vita sulla Terra a una giornata di 24 ore, dovremmo concludere che l’uomo sapiente, quasi insignificante tessera dell’immenso e complesso mosaico della materia vivente,abbia fatto la sua apparizione appena qualche minuto prima che le lancette dell’orologio segnassero la mezzanotte, quando il grosso era oramai già fatto.
Cos’è e come funziona un virus
Un virus è un “pacchetto” di geni, sotto forma di filamento singolo o doppio di acidi nucleici (DNA o RNA) racchiuso all’interno di una scatola di proteine, di dimensioni infinitamente piccole.
SARS-CoV-2, indesiderato special guest del momento, ad esempio, ha un diametro di circa 100 nanometri (1nm=1 milionesimo di millimetro), 600 volte più piccolo di quello di un capello umano!
I virus rappresentano la forma biologica più abbondante dell’intero globo terracqueo, in una sola goccia d’acqua di mare se ne possono trovare oltre un milione. Ad oggi, tuttavia, ne conosciamo solo lo 0.1% . Non esiste cellula batterica, vegetale o animale, che non possa esserne infettata.
Triste è il loro status biologico, viventi o non viventi? Non hanno metabolismo proprio, parassiti obbligati di cellule vive e vitali, sono condannati a vivere a scrocco di cellule ospiti.
Per risolvere questa costitutiva vulnerabilità, i virus hanno messo a punto una strategia evolutiva inarrivabile: “fare figli” con una capacità e un ritmo impressionanti. Entrati in una cellula ne assumono il controllo e la trasformano rapidamente in una efficientissima fabbrica di nuovi virus.
Più che spietati killer, i virus vanno visti come abili manipolatori.
A facilitare la loro capacità infettante provvedono una serie di chiavi false distribuite sull’ involucro proteico, in grado di ingannare e favorire l’apertura delle barriere esterne poste a protezione delle cellule, di hackerarle, al pari di un subdolo virus informatico.
Ai virus interessa solo replicarsi, devono, quindi, mantenersi buono chi gli dà ospitalità. Per questo, col tempo, tendono generalmente a rabbonire, a ridurre cioè la loro virulenza.
Senza virus non saremmo esistiti
Se Natura non facit saltus, ne avevamo proprio bisogno di questi virus?
Oltre a essere estremamente importanti per lo sviluppo e l’attivazione delle difese immunitarie e garantire un dinamico equilibrio della flora batterica, i virus, maestri nel mescolare i loro geni con quelli della cellula ospite, hanno inconsapevolmente contribuito all’evoluzione di tutti gli organismi viventi.
Ad esempio, tra i geni virali presenti nel DNA umano vi è quello per la sincitina, una proteina del rivestimento esterno di un virus che circa 50 milioni di anni fa ha reso possibile lo sviluppo della placenta. Senza quel virus, insomma, nessuno di noi Sapienti, sarebbe mai nato.
L’enorme tasso di proliferazione dei virus favorisce la comparsa di mutazioni cioè cambiamenti nel materiale genetico che consentono loro di modificarsi rapidamente, diventando, in alcuni casi, capaci di saltare in ospiti diversi. Il cosiddetto spillover.
Se capita a tiro homo sapiens, qualunque virus non se lo lascia scappare. È l’ospite ideale per la sua diffusione e proliferazione, per la sua socialità e mobilità, per scroccare sempre più e andare anche a spasso. Cosa volere di più.
Infezione di virologi
Negli ultimi decenni si è diffusa un’epipandemia, in media ogni due anni.
Quella attuale da Sars Cov-2 è solo l’ultima delle patologie emergenti che l’uomo all’improvviso si è letteralmente trovato addosso e che, oltre al suo straziante carico di desolazione, ha anche scatenato un’incontrollata diffusione di virologi, esperti o più in generale di maître à penser, dispensatori spesso di notizie confuse e in molti casi contraddittorie.
Povero Euripide: “Parla se hai parole più forti del silenzio, altrimenti, conserva il silenzio”
La dissennata opera dell’uomo
Un virus nuovo non è mai un accidente.
Pur nelle loro infinitamente piccole dimensioni e nell’elusività della loro condizione biologica, i virus sono soggetti alle leggi e alle dinamiche universali dell’evoluzione. Sono anche strettamente integrati nelle interrelazioni ecologiche che regolano la vita sul nostro pianeta.
Se quest’ultime mutano improvvisamente per interventi esterni, anche i virus sono costretti a cambiare esigenze e adottare nuove strategie per garantirsi nuove possibilità di sopravvivenza.
Un virus, fin tanto che può, vive in santa pace, nascosto in una specie animale che ne rappresenta il “serbatoio”, con la quale ha imparato a convivere senza arrecargli particolare danno perché con essa da lungo tempo si è coevoluto, raggiungendo, come in un matrimonio di successo, un accettabile compromesso.
Negli ecosistemi, dove alta è la biodiversità e gli equilibri non vengono intaccati, ogni specie, attraverso un lungo processo di adattamento evolutivo, occupa una specifica e vantaggiosa nicchia ecologica così anche il virus continua a vivere isolato, nel suo naturale serbatoio.
Con la sua vorace opera di invasione, frammentazione, distruzione e conversione radicale di sempre maggiori habitat naturali, l’uomo ne ha annullato del tutto i fisiologici meccanismi ecosistemici di autocontrollo, essenziali alla salute.
Con la scomparsa o la disgregazione delle naturali barriere ecobiogeografiche, si verifica un avvicinamento forzato e immediato di ecosistemi mai entrati in contatto prima.
Un gran numero di specie animali, inconsapevoli riserve di virus costrette a cercarsi una nuova casa, si avvicina sempre più alle comunità urbane e finisce per non avere alcuna distanza di sicurezza con l’uomo. È inevitabile che prima o poi, i virus trovino il modo per saltargli addosso.
The next big one, una nuova pandemia era attesa, mancava solo il quando, ma il disperato grido d’allarme, lanciato anche da personalità non addette ai lavori, è rimasto del tutto inascoltato.
Sapiens, è fatto così, deve prima finirci su una bomba, per cominciare a preoccuparsi.
Un giorno, quando quest’inferno sarà finito, forse sarà confermata la tesi che Sars-CoV-2 è figlio di uno dei tanti wet market disseminati soprattutto nella Cina meridionale, nei quali sono venduti, in barba alle più elementari norme igieniche e in condizioni di assoluta promiscuità, una moltitudine di animali selvatici.
La lezione dell’effetto pipistrello
Abbiamo verificato che l’effetto farfalla, quel curioso fenomeno per cui un battito d’ali dell’insetto in Brasile può causare un tornado dall’altra parte del mondo, del quale avevamo tutti fortemente dubitato, è incredibilmente vero.
Poco importa che nell’ultimo drammatico caso si sia trattato di un battito d’ali di pipistrello, l’impatto che sta esercitando sull’umanità intera è terribilmente più grande del più furioso dei tornado.
Fino a ieri, tronfi ed arroganti, pensavamo di essere i padroni della Terra. Ora che un microrganismo 600 volte più piccolo di un capello ha messo in ginocchio il pianeta intero, sappiamo chi sta al comando.
C’è da sperare che, una volta passata “a’ nuttata”, resti la lezione, purtroppo tutt’altro che a distanza.