La Gazzetta juventina e l’equilibrio senza sollazzo
Fuori dal campo
Non è bello sputtanare i colleghi, ma talvolta è necessario.
La Gazzetta dello Sport pur rientrando nel perimetro del controllo di Urbano Cairo, Presidente del Torino, è oramai organo propagandistico di casa Juventus.
Abbiamo già detto della bufala della riduzione degli stipendi dei players bianconeri, narrata come esempio di fulgido pauperismo e solidarismo degno di una ONG. Ci tocca, e speriamo di poterla finire qui, riferire delle nitide analisi e degli esatti pronostici sempre ad oggetto bianconero.
Il 20 dicembre scorso, dopo la gara con l’arrangiato team della città emiliana dei prosciutti e prima di quella con la mediocre squadra che volteggia a vuoto all’ombra del campanile di Giotto, si leggeva sulla rosea: «per la prova del nove serve ora una grande che, senza offesa, non dovrebbe essere la Fiorentina». Seguirono tre bistecche nella porta di Szczęsny (Juventus) a zero savoiardi inzuppati nella porta di Dragowski (Fiorentina).
La vittoria sulla capolista Milan, di cui da tempo qui denunciamo l’esuberanza della classifica rispetto ai meriti tecnici e tattici, inutile dirlo, ha generato l’entusiasmo orgiastico della redazione rosa. Così, al pari del conteggio autarchico dei titoli nazionali esibito allo Stadium, l’ineffabile quotidiano sportivo ha assegnato 33 punti ai bianconeri, assumendo come scontata la vittoria sul Napoli, nel match da recuperare. Ah, il pudore intellettuale.
Sul campo
Quello in corso è il campionato più equilibrato degli ultimi dieci anni. Si potrebbe pensare a un maggior sollazzo dello spettatore appassionato di football, dunque. Ma l’equilibrio è giunto per un appiattimento verso il basso piuttosto che per una amplificazione diffusa della qualità di gioco. Insomma, saltando da un campo all’altro, lungo gli interminabili pomeriggi calcistici, si passa da uno scompiglio a un altro. Vince il meno imperfetto. Non domina nessuno, essendo tutti i teams alquanto imperfetti.
La Juventus, quarta ad oggi con 30 punti, è annoverata tra le favorite del torneo per ampiezza e qualità media della rosa nonché per la consuetudine a saper gestire gli scontri diretti. Il Napoli, che ha segnato e subito gli stessi dei bianconeri, ha solo due punti in meno (28) ma è già additata tra i flop della stagione, con voci sulla presunta inadeguatezza di Gattuso. Vedremo.
L’Inter, dopo una miniserie di vittorie, ha ciccato il match con i blucerchiati che avrebbe potuto portarli in vetta. La squadra di mister dodici milioni pare inguaribilmente tremolante e pronta a sbrindellassi. Una squadra che non dà mai l’impressione di solidità. È, poi, patologicamente incapace di reggere la pressione delle partite ad alta posta in gioco. Il centrocampo non pare dare un contributo utile in termini di gol. Si dice che manchi un sostituto di Lukaku. In verità, il belga è attaccante in qualche modo unico. Più che un vice Lukaku all’Inter serve un vice schema, un gioco alternativo di cui non si intravvede segno.
La Roma ha più uomini gol e più alternative di gioco. È più forte dal dal centrocampo in avanti che non dietro. L’età media dei palyers più forti, la panchina corta e l’impegno in Europa League lasciano spazio al dubbio sulla resistenza tra le prime quattro. Non sarà decisivo, ma potrà essere illuminante il match clou di domenica con i nerazzurri. Sotto il profilo psicologico, l’Inter rischia di più. Una sconfitta aprirebbe l’ennesima fibrillazione. E si sa che troppe fibrillazioni portano all’infarto. I giallorossi, in caso di vittoria, potrebbero maturare ambizioni non programmate.
Meritano osservazione e considerazione Verona e Benevento.
Gli scaligeri stanno consolidando i risultati dello scorso anno e beneficiano della maturazione di campioncini nostrani: Zaccagni, Faraoni, Dimarco. L’Hellas ha condotto un mercato oculato, sostituendo degnamente gli uomini ceduti.
A Benevento Pippo Inzaghi sta compiendo, da due anni ormai, l’opera magistrale della sua carriera sin qui. Un gruppo di buoni giocatori, senza eccellenze, cui l’ex bomber ha saputo trasferire integralmente la propria foga e rabbia agonistica. Non suoni insolente ai sanniti, ma vedere il Benevento giocare quando è in svantaggio è come assistere a uno spettacolo gladiatorio. Le casacche giallorosse infuriano in una lucida trance agonistica. A Cagliari, per l’ennesima volta, i giallorossi hanno recuperato il risultato, ribaltandolo. Se dovessero chiudersi gli accordi con Juventus e Inter per Reynolds e Pinamonti, forze giovani in un team vecchiotto, sulle sponde del Calore sarà un sabba calcistico per chiunque.
È saltato il terzo trainer della stagione. Dopo Iachini (Fiorentina) e Maran (Genoa) è toccato a Liverani (Parma), sostituito D’Aversa. Sin qui nessun cambio ha ribaltato i risultati di squadre male assemblate. Fumo.
Eccezion fatta per il Crotone, ultimo, i bassifondi della classifica sono affollati. Sette squadre in cinque punti, cinque squadre in tre. Invischiate illustri e insospettabili come Torino, Fiorentina, Cagliari. Equilibrio al ribasso, appunto.