Gattuso e Ronaldo, quante sciocchezze

Fuori dal campo

Gattuso piace per la sua schiettezza che è anche la consapevolezza di non poter essere altro che se stesso. Un’umiltà sovraesposta destinata ad ammantare di benevolenza anche le intemperanze. Come quella dell’altra sera per esempio. Dopo aver perso a San Siro, Ringhio ha dichiarato che non si può espellere un capitano per un mandé a cagher l’arbitro. Nel caso Insigne aveva latrato sconcezze dopo un rigore, tra l’altro sacrosanto, concesso agli avversari dal mediocre Massa. E no Ringhio, non è così. Non è questione di maleparole, che nei 90 minuti sono più dei fili d’erba.
Vale la regola aurea di Vujadin: «rigore è quando arbitro fischia» (e, addenda moderna, Var conferma). 10 su 11 scalcianti per team possono far finta di dimenticarlo, il Capitano no. L’altra sera, per altro, la sceneggiata, per la quale Lorenzo scugnizzo ha esibito maschera crucciata, pareva ricalcare lo stereotipo della lagna, tanto diffusa alle latitudini partenopee. Andava considerata aggravante con raddoppio di pena. Ma il giudice sportivo non è uomo che abbia a cuore l’evoluzione sociale della nazione.

Fuori dal campo 2

A marzo scorso la Juventus annunciò un accordo per la riduzione degli stipendi dei propri eroi in casacca galeotta. Le pagine rosa gongolarono «Cristiano Ronaldo che accetta di rinunciare allo stipendio è Re Mida che scende in mezzo al popolo, è l’eroe che si fa carico dei problemi della gente». Non era vero nulla.
Si è scoperto che l’accordo si è sostanziato in una disonorevole rateizzazione del dovuto.
Gravina, che chiedeva a livello europeo un taglio degli stipendi, non ha ottenuto granché. La federazione del resto ha concesso via via solo proroghe per i pagamenti.
In Europa, va detto, solo in Spagna, Real e Barcellona hanno ridotto tra il 30 3 il 40% il monte ingaggi.

Sul campo

In una settimana son passati due turni e dopo il desinar si ricomincia (in cucina ribolle già il brodo).
Col passar delle giornate il campionato si normalizza. Nelle prime sei giornate sono stati insaccati 223 palloni, nelle seconde sei i portieri si son girati solo 151 volte.
Verona e Sassuolo, i due team rivelazione, stanno calando ritmo di gioco e risultati. Le sorprese, insomma, al più le porta babbo Natale.
La classifica si è accorciata e anche il Milan, che continua la striscia positiva, ha rallentato.
Di norma i torroni e i panettoni riconducono a verità il torneo. A gennaio vedremo una nuova classifica.

Sul campo 2

Della classifica verità la Roma, azzardiamo il pronostico, sarà protagonista. La squadra, tra meriti e fortune, è assemblata con grande oculatezza. È ottima in ogni reparto e ha un attacco esorbitante. Mkhitaryan, se continua a giocare con la determinazione e l’efficacia dimostrata sin qui, sarà uno dei top 11 del campionato. Dzeko smaltirà la convalescenza. Zaniolo tornerà e giocherà per conquistare gli Europei.
Tre indizi fanno una prova. La magica migliorerà ancora.
La nuova proprietà ha portato una tranquillità che mancava da anni.

Sul campo 3

Atalanta – Juventus e Inter -Napoli hanno ridato lustro alla tattica dei trainer italiani. Le due partite, non belle, hanno fissato alcuni punti fermi.
La Juventus potrà giocarsi il campionato in virtù di una difesa che ha trovato il De Ligt l’erede di Chiellini. L’attacco, si sa, fa il suo. Nel debole centrocampo Pirlo riesce sempre a mettere insieme un coro almeno decente.
La Dea senza il Papu, e con Ilicic a mezzo servizio, perderà una buona metà della propria brillantezza. Gasp si prepari a un brusco ridimensionamento del proprio apprezzamento.
L’Inter ha vinto il suo primo scontro diretto dell’era Conte. Rocambolescamente ma l’ha vinto. È un segnale non trascurabile. È in vittoria da cinque turni e ha ridotto il numero di reti subite. Senza trequartista è una squadra monotona, ma di successo.
Il Napoli ha la rosa più forte da quando Aureliunticcio è presidente. Gattuso sta dimostrando una maturità tattica che sinora non gli era conosciuta e riconosciuta.

Sul campo 4

I diciassette lettori fissi di queste righe avranno notato che seguiamo il Toro con apprensione. Giampaolo è immune da colpe. Cairo è più bravo a schierare i suoi giornali con la Juve (che ci guadagni qualcosa in pubblicità?) che non orientare gli acquisti del suo club.
Non si intravvedono cambi di rotta, al punto che si fa fatica pure a parlare di squadra in lotta per la salvezza. Assenti le tracce della lotta.