Elena Walch, i concerti di Bach e il vino matematico

La scheda dei sommelier

Limpido, rubino profondo, impenetrabile, vivace, riflessi tra il violaceo e il rosaceo, abbastanza consistente; intenso, complesso, fine, fruttato, floreale, speziato, erbaceo, etereo; secco, abbastanza caldo, morbido, fresco, tannico, abbastanza sapido; di corpo; equilibrato, intenso, molto persistente, fine; pronto; armonico.
Questa, algida e densa, potrebbe essere la scheda tecnica redatta per la degustazione di KERMESSE, vino rosso da tavola prodotto da Elena Walch a Termeno, dai vigneti splendidi abbarbicati alle colline e montagne che stringono la Valdadige altoatesina.

Un vino con tanti aggettivi e pochi abbastanza (per chi non lo sapesse, “abbastanza” è la parola più ricorrente nel glossario della valutazione dei sommelier) è già di per se un vino degno di nota, il KERMESSE è eccellente.

Vista, non si badi all’abito

Il colore è così pieno e compatto, da risultare poco seducente. Non importa. Del resto questo vino, che si vende sulla soglia dei 50 euro, è senza denominazione di origine e quindi non è pensato per seduzioni superficiali, per chi si lascia impressionare dall’abito.

Olfatto, uno sfarzo

I profumi coprono una gamma ampissima: si presentano i frutti di bosco, quelli rosso cupo. Arrivano i fiori, mammolette e violette, profumi densi e vellutati. Bussa sottilmente una spezia, un acino di pepe, forse; spunta tra resti di erba e foglie appassite di tabacco. Evocazione di cacao tra dolcissima melodia eterea (probabile esito della lunga stagionatura nella cantina del degustatore). Insomma, annusare questo vino nel bicchiere è un’esperienza pomposa.

Gusto, musica e matematica

Intellettuale quella dell’assaggio. Il vino non ha indicazione di data, ma risale al MMV. A 16 anni dalla vendemmia, la sensazione di freschezza è ancora robusta e quando è all’acme del piacere, che un millesimo oltre sarebbe sgradevole, la stonda una morsa docile dei tannini. Una figurazione di salicornia sboccia dalla puntura della salinità.

Perfettamente secco. Avvolgente di caldo alcol e carezzevole di morbido tessuto. Si tentenna a deglutire per timore di interrompere la gradevolezza. Si schiudono, invece, le porte, invece, ad altre apparizioni. Si ripresentano la fava di cacao tostata, la salicornia, i frutti. Sembra un percorso inverso, molto lungo.

Le sensazioni offerte dal Kermesse sono precise, armoniose e declinate in diverse sfumature. Scorrono e investono come il flusso sonoro di un concerto brandemburghese di Bach. Si è portati a credere siano il frutto di uno sviluppo matematico. Ecco, vien da dire che il Kermesse è un vino matematico. Una matematica amica, piacevole, gratificante.

Elena Walch, la cantina

Nel silenzio immoto della vasta distesa appena sottostante, la cantina di Elena Walch è annunciata dall’odore di vino, come nelle masserie più sincere. La sala degustazione è una chicca architettonica, un poligono penetrato dalla luce e dai riflessi dell’Adige che scorre in fondo ai meleti, nel mezzo della valle.
Nella regione che registra la più alta percentuale d’Italia di di produzione a denominazione, il Kermesse coraggiosamente si sottrae alla burocrazia delle denominazioni. Parla il linguaggio del sapere libero, si rivolge a palati brillanti e liberi.
È una cuvée (le uve, con eccezione del Cabernet Sauvignon, vengono vinificate insieme) molto particolare di Shiraz, Petit Verdot, Lagrein, Merlot e Cabernet Sauvignon. Prima fermentazione in acciaio, poi malolattica in botte (il morbido tessuto…). Affina per 18 mesi in barrique e poi in bottiglia.
La produzione, limitata alle annate migliori, non supera le 6000 bottiglie.
Etichetta dorata, preziosa, turbata dalla scrittura obliqua, poco leggibile e poco aggraziata.

Kermesse, vino da tavola rosso, € 49
Elena Walch
Via Andreas Hofer, 1
Termeno sulla strada del vino