Austria: lockdown selettivo per i non vaccinati

Le ultime settimane austriache si sono infilate di prepotenza all’interno delle cronache europee a causa di un aumento significativo della mole del contagio. I numeri impressionano. Basti pensare che in un Paese di circa 11 milioni di abitanti i casi giornalieri superano stabilmente di alcune migliaia di unità i casi registrati in un Paese ben più popoloso come l’Italia, con annesso esordio di sofferenza delle terapie intensive.

Solo il 66% della popolazione austriaca ha sposato la campagna vaccinale. Il che, prendendo per buone le indicazioni più autorevoli dell’epidemiologia, garantisce al virus un livello di circolazione ancora consistente. Le cui probabili, nonché devastanti, conseguenze sono ormai note.

Per allontanare sul nascere i segnali dell’emergenza sanitaria, l’ennesima, e incrementare la sorveglianza epidemiologica, il governo austriaco ha deciso di adottare una misura di contenimento del contagio estremamente controversa: un lockdown selettivo.

Fatta eccezione per i luoghi di lavoro, cui si potrà accedere anche esibendo un tampone negativo, agli sprovvisti di green pass sarà vietato frequentare ristoranti, hotel, manifestazioni sportive, teatri e cinema.

Il virologo Pregliasco ha definito il provvedimento “un’opzione interessante”. Abrigati, del CTS, ha parlato di “scelta importante”. Il governatore della Liguria Toti si è detto entusiasta. Insomma, le recensioni favorevoli, dalla politica e dalla medicina, non sono mancate. E il concetto espresso pare il seguente: una volta superato lo strato di palese illiberalità esibito dalle radicali disposizioni austriache, le stesse non risultano poi così male se si hanno a cuore pragmatismo e lungimiranza.

Tuttavia, nel momento in cui si decide, in uno Stato di diritto, di declassare sul piano giuridico una buona quota di cittadini, un osservatore esterno potrebbe obiettare che tale opzione andava considerata, al massimo, come extrema ratio, da adottare solo dopo aver tentato opzioni più intelligenti. Come, ad esempio, banalmente, rendere il vaccino obbligatorio. Anche perché l’elaborato di Pfizer, ottenuta in prima battuta l’autorizzazione per il mero uso emergenziale, ha acquisito da qualche settimana la piena approvazione da parte dell’Agenzia Europea del Farmaco, che lo ha dichiarato efficace e sicuro al pari di qualunque altro prodotto vaccinale preesistente.

Con una pandemia in corso e con il ripresentarsi dell’emergenza, non si capisce come mai, anziché utilizzare misure di compromesso a ribasso o anziché puntare su soluzioni paradossali (meglio chiudere in casa solo i non vaccinati che costringerli a vaccinarsi) non si sceglie, invece, per il bene della collettività, di spiegare ai contrari alla vaccinazione il significato del vocabolo profilassi, in virtù del quale esiste già una nutrita schiera di vaccini obbligatori che impedisce ad altri agenti patogeni pericolosi di circolare e di complicarci le esistenze.

Sicurezza ed efficacia del vaccino anti-Covid sono fattuali, così com’è fattuale l’impossibilità di rendere quasi inoffensiva la circolazione del SarsCov2 senza un’immunizzazione largamente diffusa, eppure, dopo milioni di morti e mesi di reclusione parziale o integrale, quotidianità in maschera, no-vax pentiti (ormai un vero e proprio genere letterario), immunodepressi alla mercé di temerari scrocconi d’immunità, eccetera, eccetera, si opta ancora per l’immobilismo o, vedi l’Austria, per il decisionismo che cede all’assurdo.

Difficile comprendere come un governo arrivi a ritenere più digeribile per l’opinione pubblica il declassamento giuridico di parte della popolazione rispetto alla semplice applicazione di disposizioni di legge che servirebbero a garantire la salute della collettività, specie dei più fragili. Difficile comprendere come questo sia possibile, considerando che le suddette disposizioni di legge sono, di fatto, già in vigore ovunque e da decenni per limitare la diffusione di altri patogeni.

Difficile comprendere come uno Stato arrivi a dare la precedenza alla strada dell’illiberalità, scavalcando soluzioni decisamente più ovvie e sensate, pur di non urtare la sensibilità di chi sente la puzza del biopotere.

Coerentemente con questa impostazione (libertà di scelta sui vaccini a tutti i costi!), è plausibile aspettarsi negli anni a venire il decadimento di ogni obbligo vaccinale, con ospedali al collasso, bollettini epidemici variegati, revival infettivi, sedicenti medici a distribuire pozioni miracolose e provvedimenti politici sempre più strampalati, tutto per non urtare la sensibilità di chi “non crede nella scienza”.

Come se la scienza fosse questione di fede, di vocazione, e non di razionalità, di metodo sperimentale o di dimostrabilità.